Un futuro possibile per chi vuole uscire dalle crisi personali e planetarie superando le diversità e le miserie umane: “Tasmania” è il nuovo romanzo di Paolo Giordano

“Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni perché la crisi porta progressi. La creatività nasce all’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.” 
(Albert Einstein – “ Il Mondo come lo vedo”)

Come poter affrontare una crisi?

Io la affronterei parlandone, confrontandomi con chi stimo e amo ed ha accettato di ascoltarmi e, di certo, riuscirei ad analizzarla, sezionarla, per trovare le strade per affrontarla. In Tasmania, il nuovo romanzo di Paolo Giordano, il protagonista P.G. lo fa in modo inverso, parlando si in prima persona, ma in modo sincero, raccontando soprattutto dei suoi amici, così da comprendere che ognuno di essi sembra avere un collegamento con la crisi che sta sconvolgendo la sua vita, che non può, quindi, essere considerata solo personale ma globale.

Questo intreccio tra il personale e l’umanità è evidente anche nella struttura del racconto, impossibile da incasellare in un unico stile, dal momento che l’autore alterna parti narrative con reportage giornalistici a divulgazioni scientifiche. Il racconto inizia con pagine riguardanti fatti accaduti settant’anni fa, la bomba atomica su cui il protagonista vuole scrivere un libro è una immagine del “futuro” pronto ad esplodere ma che dobbiamo evitare. Mentre il terrorismo e la crisi climatica sono motivo per contestualizzare il periodo storico e la vita dei protagonisti, ma sono anche metafora della instabilità dell’esistenza stessa.

Le parti narrative mettono a nudo la vulnerabilità del protagonista, che solo attraverso i rapporti lavorativi o le relazioni di amicizia e di affetto, con alti e bassi, riconosce in sé la perdita o la sconfitta, ma soprattutto la forza di affrontare le strade da percorrere per uscire fuori dalla crisi personale.

“Le nuvole sono complicate. Quelle alte trattengono l’umidità, quindi contribuiscono a surriscaldare il pianeta. Quelle basse riflettono la luce solare, perciò lo raffreddano. Fanno bene e male insieme, insomma un casino. Qualcuno pensa che il cambiamento climatico ci consegnerà un mondo senza nuvole. Cielo terso di notte e di giorno, trecentosessantacinque giorni l’anno. Suppongo che a certi piacerebbe. A me no.”

Incontriamo personaggi, anche contradittori o esagerati, come l’accademico esperto delle nuvole e di cambiamento climatico Novelli che si scontra con il muro della disparità di genere, o il sacerdote Karol, o  il suo amico Giulio, che vivono anche loro una fase di crisi in modo particolare, mentre ad una festa conosciamo la giornalista Curzia, impegnata nelle indagini sul terrorismo.

Ogni personaggio vive una propria fase di crisi, dubbi personali e metamorfosi parallelamente ad un mondo esterno in cambiamento. Ognuno di questi personaggi va a toccare corde sensibili del vissuto di P.G., ognuno lo aiuta a comprendere meglio come affrontare la crisi del suo matrimonio e come trovare un equilibrio nella dipartita dell’intellettuale contemporaneo.

“Ma dal poco che ho intuito, lei sta attraversando una specie di… crisi. Possiamo chiamarla così? Nel frattempo lavora a un libro su dei fatti accaduti in Giappone settant’anni fa di cui non interessa più niente a nessuno. Sono curiosa: qual è il criterio con cui sceglie di cosa scrivere? […] mi viene in mente la risposta – semplice, semplicissima – alla domanda di Moon, la risposta che non sono riuscito a darle al ristorante poche ore fa: scrivo di ogni cosa che mi ha fatto piangere. “

Quel che più cattura in Tasmania è che Paolo Giordano sembra parlare di tutti noi attraverso se stesso, attraverso la sua vita o, meglio, attraverso il protagonista del romanzo con cui, assai poco velatamente e segretamente, si identifica, viste le comuni iniziali, il dottorato in fisica e una formazione scientifica e dedita alla ricerca, abbandonate per dedicarsi alla comunicazione e alla scrittura.

Dove acquisterebbe un terreno, lei? Per salvarsi, intendo. 
Io non farei mai una cosa del genere.
Ma se proprio dovesse. In caso di Apocalisse.
Novelli ci ha riflettuto qualche secondo, poi ha detto: In Tasmania. È abbastanza a sud per sottrarsi alle temperature eccessive. Ha buone riserve di acqua dolce, si trova in uno stato democratico e non ospita predatori per l’uomo. Non è troppo piccola ma è comunque un’isola, quindi piú facile da difendere. Perché ci sarà da difendersi, mi creda. Sí, ha aggiunto con maggiore convinzione, se fossi costretto a salvarmi, sceglierei la Tasmania
.” 

Questa è la frase che mi ha convinto a leggere il nuovo lavoro di Giordano. Ma in tutto il racconto che ha come nota distintiva una maggior ricerca e utilizzo di termini specifici, non ho trovato altro sulla Tasmania. Perchè Tasmania è un luogo fisico, ma soprattutto quel rifugio che tutti noi cerchiamo per leccarci le ferite e cercare la forza di rialzarci. Ma non in solitudine, perché Tasmania è un invito a comprendere la molteplice fragilità umana, un monito a prenderci cura l’uno dell’altro e, forse, salvarci in caso di catastrofe globale. Tasmania diventa la chiave di lettura di tutto il libro, come ricerca della salvezza.

Maurizia Limongelli

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