Un nutrimento dell’anima che crea dipendenza: Jordi Savall ed il suo ensemble “Le Concert des Nations” mandano in visibilio il pubblico della Fondazione Teatro Petruzzelli

La stagione concertistica 2023 della Fondazione Teatro Petruzzelli ha nuovamente sbalordito il suo affezionato pubblico, ormai sempre più frequentato da turisti oltre confine, portando sul palco Jordi Savall, uno dei più interessanti e poliedrici direttori d’orchestra contemporanei, che, alla guida de “Le Concert des Nations”, gruppo musicale spagnolo di musica antica dallo stesso fondata nel lontano 1989, ha proposto di Ludwig Van Beethoven la Sinfonia n.6 in Fa maggiore, Op.68, “Pastorale” e la Sinfonia n. 7, in La maggiore, op.92, riuscendo ad estasiare anche chi – nel proprio bagaglio culturale – non ha avuto alcuna formazione classica.

Dove le parole non arrivano … la musica parla” è la citazione del compositore austriaco che ben si associa, infatti, al sentire di tutti coloro che sono stati travolti dall’inebriante ascolto delle due sinfonie che nel nostro splendido Teatro Petruzzelli hanno lasciato tutti, ça va sans dire, senza parole.

Sin dall’esecuzione delle primissime battute della Sinfonia n. 6, che lo stesso compositore intitolò “Pastorale”, è evidente quanto la musica sia strumento – nelle mani di sapienti traduttori – al servizio della natura che viene evocata nei suoi colori e nei suoi profumi. Non è un caso che Beethoven, per sottolineare lo spirito descrittivo del suo spartito, in un momento della vita in cui era particolarmente attratto dalle infinite sfaccettature che gli regalava la campagna viennese, l’abbia sottotitolata “Ricordi di vita campestre, più espressione del sentimento che pittura dei suoni” (che in tedesco, a dirla tutta, non risuona con pari delicatezza acustica “Oder Erinnerung an das Liedleben, mehr Ausdruck del Empfindung als Malerei”).

Il Maestro, che riesce a mantenere un elegante aplomb per oltre due ore del concerto, dirige un’orchestra che, con evidente brio, segue il ritmo gioioso del primo movimento: “Risveglio dei sentimenti all’arrivo in campagna”, allegro ma non troppo, noto ai più per essere stato spesso colonna sonora di pellicole cinematografiche celebri, quali, fra molte, il film di animazione “Fantasia” di Walt Disney, e “Storie di una vita incredibile” di Tim Burton.

Lo spirito originario dell’opera viene fedelmente rispettato – se non esaltato – dall’incredibile gruppo musicale creato per dar vita ad un’orchestra che fosse capace di suonare strumenti d’epoca. Non c’è una sola battuta dei cinque movimenti che strutturano la nota sinfonia che non solleciti i nostri maggiori sensi; davanti ai nostri occhi sembra prender forma ora un passo a due, come ne “La Scena al ruscello” (andante molto moto) del secondo movimento, ora un nutrito corpo di ballo che, nel terzo movimento, dà vita alla “Lieta brigata di campagna” impegnata, immaginiamo, in giochi d’acqua su prati baciati dal sole o corse fatte di saltelli felici.

Il pathos emozionale si raggiunge, senza dubbio nel IV movimento che in principio ci inganna per la delicatezza con la quale si annuncia poiché ci concede solo qualche battuta prima di investirci con un cambio climax tipico de “Il temporale” (“Donner Strurm”: e qui la lingua rende perfettamente il cambio di atmosfera) che vede tutti gli strumenti a corda impegnati in una rapidissima e sinergica sincronia senza uguali per far rivivere l’intensità e la forza di una pioggia battente che pian piano si placa sino a quando, con l’allegretto del V ed ultimo movimento, il cielo ritorna sereno e si innalza il “Canto pastorale” di ringraziamento in cui si palesano “sentimenti di gioia e di riconoscenza dopo il temporale”.

La prima parte del concerto si chiude con difficoltà per l’orchestra e per Savall che, causa gli applausi che sembrano rievocare il temporale appena rappresentato e che non accennano a placarsi, lo costringono a rientrare più volte sul palco per ringraziare, con mano sul cuore, il pubblico in visibilio, non senza condividere il successo con i suoi numerosi maestri.

Il Secondo tempo, riaccoglie con medesimo calore, il fascinoso Direttore e la sua magnifica compagine musicale che, ancora con i sorrisi sui volti che celano gratitudine, cerca di ritrovare il suo contegno per condurci nella successiva e splendida sinfonia, la n. 7, in la maggiore, op. 92, che si apre con un ritmo “poco sostenuto –vivace” del primo movimento che ci esalta rappresentando, per dirla alla Wagner, una “Apoteosi della danza”. Possiede un ritmo talmente incalzante e solenne che riesce difficile non seguirlo con leggeri movimenti della testa, ma solo perché sarebbe un pochino disdicevole alzarsi per lasciarsi trasportare dal tema danzante.

Nel secondo movimento, allegretto, prendono forma incisi musicali che quasi violentemente ci rappresentano un’atmosfera completamente differente; è un tema sommesso, che corre quasi sul filo del mistero ma porta con sé una solenne tristezza resa ancor più greve dall’incedere degli archi che sembrano farci rivivere una marcia lenta a fatica intrapresa da soldati stremati da una guerra cui rimane solo la forza di innalzare un canto solenne di preghiera che chiude il disegno ritmico.

D’altra parte, la storiografia musicale ci insegna che la Sinfonia n.7 fu oggetto di un concerto che nacque con il precipuo scopo di raccogliere fondi in favore dei soldati austriaci e bavaresi rimasti feriti nella battaglia di Hanau contro le truppe napoleoniche, ulteriore motivo che, all’epoca, fece accogliere con entusiasmo molto più questa parte rispetto all’intera opera.

La partitura riprende il suo ritmo travolgente snodandosi tra gli ultimi due movimenti che ci riportano, con un crescendo in grado di caricare emotivamente anche i più convinti rocchettari, in una nuova e ritrovata esaltante atmosfera che ci rende, ove possibile, ancor più felici di essere stati travolti da tanta potenza espressiva ancor più amplificata dal polivalente Maestro Savall che, con i suoi musicisti – insigni specialisti di livello internazionale provenienti quasi tutti da paesi latini – suggella in noi l’idea che le musiche antiche possono essere assolutamente capaci di generare – in un loop senza tempo – dipendenza e nutrimento per l’anima.

Gemma Viti

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