Fabio Concato, forte del suo magnifico repertorio e del suo sottile umorismo meneghino, ha fatto breccia nel cuore del pubblico del Teatro Petruzzelli

Grande emozione in un Teatro Petruzzelli di Bari sold out per l’atteso concerto, fortemente voluto dalla Aurora Eventi, del cantautore milanese Fabio Concato che ha deliziato l’attenta e nostalgica platea con il suo storico repertorio, senza particolari novità canore in quanto non ha un disco in uscita da un po’ di tempo, suo cruccio decantato tra una canzone e l’altra.
Un’esperienza coinvolgente che ha unito diverse componenti fino a creare un’atmosfera unica.

La carriera di Concato abbraccia ormai diversi decadi, essendo nato nel 1953 a Milano. È noto per la sua musica che fonde il più puro cantautorato con elementi pop e jazz, creando uno stile unico e riconoscibile, proposto nella tappa barese in tutto lo splendore possibile e tanto gradito dal pubblico – tendenzialmente “boomer”- con scroscianti e convinti applausi.

Come detto, le influenze jazzistiche sono uno degli elementi distintivi del suo stile musicale. Concato si è sempre mostrato attratto dalla ricchezza armonica e ritmica del jazz e ha saputo integrare queste influenze nel suo repertorio. La sua voce calda e intima, miscelata coi suoi celebri acuti, si sposava perfettamente con le sonorità della band che lo accompagnava, composta da quattro ottimi musicisti che facevano risaltare gli arrangiamenti sofisticati e raffinati delle canzoni; grazie ad Ornella D’Urbano (arrangiamenti, piano e tastiere), Stefano Casali (basso), Larry Tomassini (chitarre) e Gabriele Palazzi (batteria) sono riaffiorati nitidi i ritmi swing e le melodie accattivanti del nostro, cui hanno regalato un tocco di freschezza e spontaneità.

Tra le canzoni mainstream proposte da Fabio Concato, in abbigliamento minimal, a suo agio con jeans, smanicato e occhiali di togliattiana memoria ma scuri, ci sono dei veri e propri classici che hanno segnato la storia della musica italiana. Abbiamo ascoltato brani come “Fiore di Maggio”, “Domenica bestiale”, “Rosalina”, “E ti ricordo ancora”, “Sexy tango”, tutte intervallate da simpaticissimi ed ironici racconti che divertivano il pubblico, come quando raccontava delle storpiature che spesso vengono inflitte ai titoli delle sue canzoni, come è successo per il brano “Guido piano”, contraffatto in “Quinto piano”.

I testi di Concato, poi, rappresentano una delle caratteristiche distintive della sua musica. Le sue parole sono poetiche e introspettive, spesso tratte da esperienze personali e riflessioni sulla vita e sull’amore. Concato è un cantautore molto abile nel raccontare storie e creare immagini suggestive che fanno breccia nei cuori di chi lo ama, e ieri non si è nascosto dando il meglio di sé.

Particolarmente apprezzato il suo feeling col pubblico, soprattutto nelle svariate occasioni in cui è sceso dal palco, creando un contatto diretto e intimo, cantando e contemporaneamente stringendo mani a destra e manca, concedendo persino qualche bacio a chi ne ha fatto espressamente richiesta, trasformando il concerto in un’esperienza ancora più personale e coinvolgente; un segno evidente che il cantautore è un prototipo di chansonnier che rimane impresso come un’icona nel cuore di chi lo ama e che riesce a far vibrare le corde di quell’arpa eolica che c’è dentro i suoi estimatori.

Le sue canzoni sono conosciute per la loro profonda introspezione, per le melodie orecchiabili e per le liriche che spesso affrontano temi personali e universali, come l’amore, la solitudine, la speranza e il senso della vita; memorabile la particolare attenzione alla violenza sui minori sottolineata dal celebre brano, riproposto in concerto, dedicato a Telefono Azzurro, cui ha ceduto tutti i diritti.

Quando si ascoltano le sue canzoni durante un concerto, si provano una gamma di emozioni e sensazioni come ad esempio l’inevitabile nostalgia che possono suscitare ricordi del passato, la suddetta introspezione, la calma, pillole di malinconia, gioia ed intimità. Ma questo è un marchio di fabbrica di Concato. Quel che forse il pubblico, invece, non si aspettava è il coinvolgente umorismo milanese che traspariva dalle sue parole e dai suoi aneddoti, le battute spiritose e sagaci che non disdegnavano frecciatine ben calibrate a qualche suo collega. Concato ha una straordinaria capacità di intrattenere il pubblico con la sua ironia intelligente, un Jannacci più sobrio, insomma. Questo tipo di umorismo ha creato un’atmosfera leggera e divertente, rendendo il concerto un momento di puro svago e allegria. Allo stesso tempo, c’è stata una sobrietà e una profondità nelle canzoni che hanno toccato il cuore di tutti. La sua presenza sul palco è stata carismatica e autentica e la sua voce intensa e profonda ha trasportato il pubblico in un viaggio emotivo, coinvolgendolo in modo profondo ed emozionante.

Massimo Longo

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