Per la rassegna “Incroci” della Compagnia Diaghilev, Silvia Frasson porta in scena “Le voci della sera” dall’omonimo romanzo di Natalia Ginzburg

La rassegna «Incroci» della Compagnia Diaghilev prosegue martedì 16 e mercoledì 17 maggio (ore 21) con uno spettacolo della compagnia Archètipo di Bagno a Ripoli (Firenze) che all’auditorium Vallisa di Bari porta in scena «Le voci della sera», lavoro tratto dall’omonimo romanzo di Natalia Ginzburg (premio Strega 1963) nel quale l’autrice rievoca in prima persona il dolore lasciato dalla fine dei rapporti amorosi. Un testo sinora mai presentato in teatro del quale si fa interprete d’eccezione l’affabulatrice Silvia Frasson (suoi anche l’adattamento e la regia) sulle musiche originale di Guido Sodo.

Natalia Ginzburg scrive sempre in prima persona, mettendosi dentro la storia, raccontando le cose che vede per mostrarle al lettore. «Qualità anche del mio raccontare», spiega l’attrice, che ama avvicinare a chi ascolta una storia, un personaggio, uno sguardo, un sentire. «Lo rendo così vicino – aggiunge – che quel personaggio potrebbe essere un amico, un parente, potremmo essere noi». Formatasi  con il giapponese Kuniaki Ida, Gabriele Vacis e molti altri grandi del teatro, Frasson sostituisce la sua voce alla parola scritta, vestendo i panni e lo sguardo di Elsa, la protagonista alla quale Natalia Ginzburg affida il racconto di questo struggente, delicato e veritiero romanzo sulle relazioni, sui rapporti umani, sulle abitudini e disabitudini d’amore, sui sentimenti da cui non tutti si lasciano travolgere, sui pensieri che troppo spesso vengono sotterrati per poter continuare a vivere senza troppo domandare.

«Scritto più di sessant’anni fa, “Le voci della sera” è il ritratto perfetto di un modo indeciso e impermeabile, tuttora contemporaneo, di vivere la propria vita e le relazioni con gli altri», prosegue nel suo racconto Silvia Frasson, che per un lungo periodo ha collaborato con Stefano Massini. Gli altri sono il vecchio Balotta e sua moglie Cecilia, i figli del vecchio Balotta e il Purillo, la signora Ninetta Bottiglia e sua figlia Giuliana, la madre di Elsa, zia Ottavia e Tommasino. Ecco i personaggi che animano questa storia e la storia del paese nel quale vivono, a pochi chilometri dalla città, eppure così chiuso e ristretto nelle sue abitudini di pensiero, nel suo modo di concepire la vita, soprattutto la vita di una giovane donna.

La madre della protagonista dice che il matrimonio, per una donna, è il destino più bello. «Ecco con cosa si scontra Elsa, con quelle voci degli altri, con quell’abituarsi degli altri ad un modo di vivere e di accontentarsi della vita che lei non sceglie», spiega l’attrice, che in scena dà corpo a tutti i personaggi. Alcuni di loro animano momenti esilaranti, dialoghi pieni di ironia, strappano sorrisi e leggerezza, altri riempiono lo spazio di travolgente sentimento, per cui si rimane senza fiato.

«Alla scrittura della Ginzburg – prosegue Frasson – mi avvicina lo sguardo per le cose e l’essere umano, scarno da fronzoli, per raccontarne l’essenza, la fatica, a volte lo strazio, così reale e concreto che caratterizza i nostri giorni, il nostro quotidiano. Leggiamo la Ginzburg e riconosciamo le cose per quello che sono. Dunque, siamo di fronte ad un’autrice perfetta da portare in teatro, luogo dove le persone possono sentirsi raccontate, viste, comprese. Un luogo dove ci si specchia, ci si confessa, si maledice o si benedice, ma non soli, come siamo nelle nostre case, ma in comunità».

I biglietti, al costo di 10 euro (posto unico), sono acquistabili online sul circuito vivaticket oppure al botteghino prenotando al numero 333.1260425.

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