La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Parma

Quello che da qualche tempo vado dicendo circa la legge di Murphy e da taluni irrisa, a quanto pare, non lo dico tanto per dire una stupidata: quando allo stadio vengono in meno di ventimila il Bari vince, e pure alla grande, quando vengono in 40-50 mila, il Bari perde o pareggia. E allora, così, sia detto in modo simpatico, forse sarebbe il caso di farmi portavoce verso la società per mettere un paletto sugli ingressi dei tifosi baresi: meno sono più è facile che il Bari vinca, più si riempie, meno solo le probabilità di vittoria. Ecco, l’ho detto, ormai non posso tirarmi indietro. “Meno siamo meglio stiamo e ne siamo fieri, che bisogno c’è di stare in tanti”, cantava Renzo Arbore in una trasmissione televisiva di una decina di anni fa.

Il Bari quando vince vuol giocare o a poker o a tennis: quattro gol al Modena e al Parma, sei al Brescia. Terzo risultato pirotecnico per il Bari che non poteva cominciare meglio il 2023 e che adesso si pone ancora come una compagine che potrebbe dire la sua in termini di promozione.

Chapeau, Signori, davanti a questo Bari che ieri ha giocato alla grande al cospetto di una concorrente per la promozione (la prima vittoria contro una di queste pretendenti, occorre ammetterlo, dopo sconfitte e pareggi), una squadra forte anche se stanca dai supplementari di San Siro che avrebbero spezzato le gambe a tutti. E poi, una vittoria del genere è pur sempre un antidepressivo naturale per tutti, meno che per i più riottosi, per quelli che gufano contro il Bari e per le vedovelle dei privilegi vari che vorrebbero subito una proprietà locale così da far ritornare il clientelismo più bieco e provinciale dove costoro sguazzano che è una meraviglia.

Un Bari grandissimo, quattro gol a Buffon, al crepuscolo ma pur sempre Buffon, mica ad uno qualsiasi, due gol e mezzo di Cheddira anche se su rigore (bisogna pur saperli battere e la cosa non riesce a tutti), uno di questi nato da un’azione spettacolare tanto da vedersene poche se non ai mondiali, un quarto sbagliato clamorosamente, una gara straordinaria dove sono stati curati i minimi dettagli, come quella marcatura di Benedetti, ad esempio, sulla fonte del gioco emiliano che ha prodotto solo tre tiri in porta, peraltro in modo sporco, che è stata, forse, la mossa più azzeccata di Mignani che ha dimostrato di non aver sbagliato nulla, confermando di essere davvero un bravissimo allenatore che, con ogni probabilità, farà carriera.

Un 4-0 che ricorderemo a lungo anche perché battere il Parma non è mai stato facile, come ha detto la storia degli ultimi 50 anni. I tempi di Brolin, Asprilla, Ballotta, Benarrivo, Apolloni e di Melli oggi son sembrati svaniti in 90 minuti, e speriamo che d’ora innanzi le parti potranno invertirsi, nel senso che ci auguriamo tutti che d’ora innanzi saremo noi la bestia nera per gli emiliani, perché il Bari dei De Laurentiis potrà essere pure criticato in merito alla doppia proprietà, ma sta seminando bene e i raccolti si vedranno presto. Poi, certo, qualche sconfitta è sempre da mettere in preventivo, perché siamo sempre una neopromossa e, dunque, con qualche contaminazione di inesperienza nel gestire certe gare.

Buoni gli spunti di alcune scelte: Ceter, preferito a Botta, ha giocato sino alla fine dando l’impressione di aver intrapreso il suo rodaggio, e non è dispiaciuto, Dorval, ormai, nonostante qualche finalizzazione ancora grezza, è in piena crescita e la maturazione è vicina, poi c’è Zuzek che è stato preferito a Terranova in occasione dell’infortunio a Di Cesare, Salcedo che si gioca le sue chance, insomma tutti segnali che lasciano trasparire una programmazione futura ben tracciata.

Fino a due anni fa il mercato era gestito, forse, dal Napoli e le scelte sbagliate dell’anno di Romairone che ora stanno rovinando la Triestina e che hanno dato una spallata, forse, decisiva al Messina, sembrano un brutto ricordo, ma da quando Luigi De Laurentiis ha scelto personalmente Ciro Polito la musica è cambiata: si è creata più autostima e, sebbene il Bari sia vincolato alla Filmauro, l’impressione è che con il Direttore attuale si possa costruire qualcosa di grande, di molto grande.

La società sa bene cosa fare, conosce le potenzialità della città e siamo certi che saprà muoversi bene. Occorre avere fiducia in Polito e in Mignani che hanno dimostrato di aver fatto scelte giuste. Nel mercato di gennaio le priorità devono essere due centrocampisti, uno vice Maiello perché con Maita la squadra cambia assetto, non sappiamo se in meglio o in peggio, di certo cambia modo di giocare e di uno come Maiello è difficile disfarsene, poi un altro ne occorre come vice Folorunsho. Forse i terzini ci sono tutti, in attacco son da rivedere alcune posizioni, Scheidler non convince ancora, Antenucci, sempre in ottica prospettiva futura, potrebbe essere un elemento non più funzionale al progetto, anche se ritengo l’attaccante uno che ha sempre dato tutto e forse anche più, gol a parte.

Questa è un’annata dove si può e si deve osare, la sensazione è quella che il Bari possa lottare per le prime due posizioni ed è un vero peccato non approfittarne. Perché non dobbiamo sognare con una squadra del genere? Perché deve esserci vietato farlo? Una squadra come quella di ieri non può nascondersi. No. I tifosi non lo permetterebbero e soprattutto non lo perdonerebbero.

Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.” (Martin Luther King)

Massimo Longo

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