Alexander Skrjabin, Frédéric Chopin e Ludwig van Beethoven eseguiti magistralmente da Beatrice Rana nell’ultimo appuntamento del 2022 con la Stagione Concertistica della Fondazione Petruzzelli di Bari

Mi chiedo come si possa riuscire a rappresentare perfettamente le numerose emozioni che il “magico tocco” di Beatrice Rana ci ha generosamente regalato in una splendida serata prenatalizia, inserita come ultimo straordinario appuntamento nel cartellone della Stagione Concertistica 2022 della Fondazione del Teatro Petruzzelli.

Mi par di essere ancora seduta nella mia poltroncina rossa in platea; tutti i miei sensi, così come sicuramente quelli degli strabiliati spettatori che hanno affollato il meraviglioso Politeama barese – che ha registrato, meritatamente, il sold out – sono stati ammaliati e rapiti dalla stessa miriade di variazioni musicali che mi hanno calorosamente circondata, afferrata e fatta volteggiare in una dimensione mistica.

Il percorso emozionale è partito con la magistrale esecuzione del baffuto e oserei definire cupo Alexandr Skrjabin, i cui preludi e studi, selezionati dalla pianista per l’attenta platea, mi hanno dato l’illusione di percorrere in solitario, delle fredde e piovose vie russe, a volte frettolosamente a volte lentamente, in compagna di nostalgici e struggenti ricordi di amori impossibili. Le delicatissime ed instancabili mani di Beatrice volteggiano, con una tecnica che non ha pari, su tutti i 97 tasti del meraviglioso e invidiato “gran coda”; si ha l’impressione costante che non sia da sola a suonare, per quanto la sua riconosciuta internazionale maestria sia vigorosa ed impalpabile al tempo stesso.

Il suo incedere nelle modulazioni ricche di tensioni, che sottolinea anche con sussulti che a tratti le fanno perdere qualche ciocca di capelli dalla sua elegante acconciatura, improvvisamente si fa sussurro, come quando mi porge la mano per condurmi delicatamente nel seguito della marcia funebre di Chopin, il cui ritmo volutamente indugia e rallenta, quasi a concedere ad ognuno di noi l’occasione per riflettere sul tempo che passa inesorabile.

La sua solitudine sul palcoscenico è solo apparente: noi siamo lì con lei – io sono lì con lei – soprattutto quando esegue il mio adorato inquieto e scapigliato Ludwig van Beethoven. Non vi è una sola battuta nella quale Beatrice Rana non riesca sapientemente a smentire la sfida del Maestro (e non solo) quando compose la sua più complessa ed impegnativa sonata, la n.29, secondo il quale la stessa avrebbe “dato del filo da torcere ai pianisti”; non poteva sapere che dopo diversi lustri la sua composizione sarebbe fluita dalle magiche mani di una dolce e generosa anima pugliese che, accolta da lunghi applausi vigorosi che sfociavano in vere ovazioni, ci ha regalato ben due bis che ci hanno consentito di prendere coscienza che di lì a poco la magia sarebbe immancabilmente ritornata dietro le quinte assieme ad una fanciulla nel suo splendido abito lungo. La particolarissima e complicatissima composizione, che in modo del tutto disinvolto passa tra atmosfere differenti, dapprima dall’Allegro, sottolineato da esuberanti accordi impetuosi e di poi da un inaspettato motivo lirico, viene sdrammatizzato dal breve Scherzo – assi vivace – per poi giungere all’apoteosi con un Adagio “appassionato e con molto sentimento” che prelude ad un Largo che porta con sé l’ultimo atto di gratitudine di noi ancora increduli spettatori al cospetto dei numerosi virtuosismi che sfiorano la tastiera.

E non mi meraviglierei se la via immaginaria creata dalle vibrazioni delle corde, piccole traduttrici delle numerose notine che compongono i complessi spartiti, non abbia condotto i tre storici autori a raggiungere il pianoforte a gran coda ed a godere della meravigliosa esecuzione appoggiati sulla cassa, ciascuno sui propri gomiti, come scolaretti incantati e dagli occhi sognanti.

Gemma Viti

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1 commento su “Alexander Skrjabin, Frédéric Chopin e Ludwig van Beethoven eseguiti magistralmente da Beatrice Rana nell’ultimo appuntamento del 2022 con la Stagione Concertistica della Fondazione Petruzzelli di Bari

  1. Rocco Laviano Rispondi

    Dalla recensione di Gemma Viti traspare, fatto del tutto insolito, una vera passione per l’arte concertistica. Gemma Viti riesce a trasmettere le sue più profonde emozioni e come queste mutano con il succedersi dei diversi autori cogliendone l’interpretazione magistrale dell’artista Beatrice Rana. Fatto unico ed ancora più insolito, ma questo certamente non perseguito da Gemma Viti, è la sua capacità di indurre il lettore a sviluppare inconsciamente la propria sensibilità ad un più attento ascolto delle opere, onde poterne cogliere quelle sfumature degli stati d’animo che l’esecutore trae e spesso muta dallo scritto dell’autore.

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