La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Pisa

Come, ormai, capita spesso nell’ultimo periodo al Bari, anche questa settimana contro il Pisa abbiamo assistito ad un primo tempo orribile nel quale, come con l’Ascoli, la squadra di Mignani ha deciso di non giocare, salvo poi decidere di farlo dopo il 75′, quando si è ritrovato in superiorità numerica, peraltro non benissimo, ma in modo confusionario, senza una base di gioco precisa, per giunta senza i due attaccanti ieri ancora in ombra (Scheidler soprattutto).

Inevitabile qualche riflessione all’uopo, perché continuare a supportare la squadra anche nei momenti di difficoltà ci sta, quello occorre farlo in quanto tifosi (e quindi, per la verità, lo faccio anche io), sempre e comunque, ma bisogna muovere giuste e civili critiche anche, cosa da cui non mi tiro indietro nel mio status di giornalista, ogniqualvolta ne intravedo motivi. E anche ieri non ho potuto fare a meno di farlo. Perché questo Bari, dunque, dopo aver fatto divertire fino a Venezia, ha deciso di rinunciare a giocare nei primi tempi e di giochicchiare nei secondi? E’ solo perché manca Cheddira che, peraltro, le squadre hanno cominciato a conoscere meglio così da prenderne le giuste contromisure? Non credo che il motivo sia Cheddira. C’è qualcos’altro che onestamente mi sfugge.

Qui stiamo parlando della ottava gara senza uno straccio di vittoria, due sconfitte più una terza in Coppa Italia, un solo gol su azione (quello di Salcedo contro il Sudtirol, mentre Di Cesare ha “colpito” su palla inattiva), poi solo rigori e pareggi, i più dei quali in chiaroscuro, anzi più scuro che chiaro a volerla dire tutta, giusto per onestà intellettuale.

Se vogliamo leggere meglio la gara, si tratta, tuttavia, di un pareggio importante, ottenuto contro una delle squadre più in forma, e tutta questa differenza tra le due squadre non si è vista anche quando era in 11 contro 11, così come non si è vista contro il Como, altra squadra sulla carta più forte del Bari, insomma un Bari che se la gioca con tutte e che, tutto sommato, tiene botta pur non convincendo. Strana pure la classifica, col Bari che balbettando è terzo.

Ci sono grandi squadre che continuano a steccare, come il Genoa ed il Cagliari, il peso specifico di questi pareggi li scopriremo col tempo, magari quando arriveranno le vittorie. Escludendo il Frosinone e, forse, la Reggina, c’è grande equilibrio in serie B; non dimentichiamo mai che il Bari è la squadra che ha perso di meno di tutte, anche se non è lo stesso dell’inizio del campionato, ed è un vero peccato vederlo giochicchiare senza continuità: c’è parecchio rammarico.

I fischi a Schiedler sono sbagliati, mai si dovrebbe fischiare un giocatore della propria squadra (mi chiedo se era necessario sostituirlo: fossi stato in Mignani, consapevole della brutta gara e degli inevitabili fischi a cui sarebbe andato incontro se fosse stato sostituito, per non metterlo alla pubblica gogna e per evitargli una mortificazione psicologica che di questi tempi è pericolosa, lo avrei lasciato in campo, ma è solo una mia idea opinabile), tuttavia negare che l’attaccante è risultato incolore è un esercizio di retorica e di disonestà intellettuale; è vero che occorre aspettarlo, ma non è che lo si può aspettare a vita, manco fosse Godot. Da un calciatore che è costato due milioni di euro e che non è arrivato in prestito, è lecito attendersi qualcosa in più, quanto meno che si ambienti presto, ed invece fino adesso è risultato insufficiente in tutte le materie. Il dubbio di Scheidler è se non è all’altezza della situazione in gare come queste dove non viene supportato a dovere, o se ha dei limiti. I compagni hanno cercato di fornirgli dei palloni ma li ha persi tutti, anche come cucitura non rende, ha ancora da imparare, ma le prestazioni insufficienti ormai non si contano più. Questa è la foto del momento, cosa che racconto sempre evitando di addentrarmi nel futuro, e non credo di sbagliare, né di infierire perché oggi Scheidler è assolutamente inadeguato (poi magari a Cittadella farà tre gol, chi lo sa).

Paradossalmente il Bari ha giocato meglio quando sono usciti gli attaccanti, Antenucci ed il francese, con Folorunsho nell’inusuale ruolo di centravanti e Salcedo anche ieri poco incisivo. Altro oggetto del mistero questo attaccante, che non corre più come prima, Maiello, prestazioni altalenanti a parte, continua ad essere il metronomo con cui non si perde mai (è bene tenerlo presente sempre), i terzini sono spesso evanescenti, Dorval dà l’impressione di saperci fare, di essere entrato in categoria ma poi l’ultimo passaggio è ancora da serie D, certo manca Ricci ma Pucino, al di là della traversa colpita, non convince ancora sulla fascia e valide alternative non sembrano essercene.

Qualche giocatore ha perso smalto, non è più il Bari di prima, però al netto di tutto questo vediamo il bicchiere mezzo pieno: il Bari non perde pur non giocando bene. La partenza sprint ci ha illuso, forse sarebbe stato meglio partire male per poi riprenderci perché in genere chi raggiunge un obiettivo fa così, parte male e poi si riprende bene. Lo dicono le statistiche e spesso anche i fatti.

Certo è che con questo Bari è difficile fare previsioni per il futuro prossimo. Se la società ha in mente di andare in A o di giocarsela ai playoff avrà bisogno di un mercato particolare con almeno un nuovo attaccante da doppia cifra, obiettivamente difficile da reperire perché chi ce li ha bada bene a tenerseli stretti, lasciando andar via le scommesse, i convalescenti o quelli con eterni problemi muscolari, e di due terzini più forti, gli altri reparti, tutto sommato, non sembrano necessitare di giocatori nuovi, ecco, forse occorrerebbe un vice Maiello e ribadisco, forse. Se decide, invece, di ambire ad una salvezza tranquilla, come sembra, ci vorrà un altro tipo di mercato. Insomma, che cosa vorrà fare da grande questo Bari? Credo che ne vada anche della psicologia dei giocatori che se sono supportati dalle motivazioni giuste potrebbero rendere meglio, se giocano con l’obiettivo di galleggiare in B è scontato che rendano meno. “Ducunt volentem fata nolentem trahunt” (Il destino conduce dolcemente chi non si oppone, ma trascina chi fa resistenza – Seneca)? Chissà.

E poi, giusto per concludere, un appunto a Mignani: credo che dovrebbe scendere dal suo Aventino, ritengo che sia giunto il momento di cambiare il modulo o, quanto meno, di non irrigidirsi sul proprio, perché il modulo con il trequartista, ormai, è superato da anni, di trequartisti in giro, veri, non ce ne sono più se non sotto forma di ombre vaghe o di giocatori adattati al ruolo ma che, di base, giocano altrove. I tempi di Kakà, Inzaghi e Shevchenko sono terminati da un pezzo. E poi Botta: lo dico da sempre che se gioca dal primo minuto non rende, se gioca nel secondo tempo rende di più e meglio, occorre farsene una ragione perché anche questi sono fatti e non opinioni. Giocare con questo Botta dal primo minuto e con questo Scheidler è come regalare due uomini agli avversari.

Massimo Longo

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