Il più famoso Pulcinella in musica è quello di Stravinskij, che ne fece un balletto ispirandosi alle musiche antiche di Pergolesi. Ma anche Paisiello, altro gigante del Settecento, si cimentò con la celebre maschera napoletana. Accadde nell’operina del 1769 «La Claudia vendicata», titolo che il Giovanni Paisiello Festival di Taranto, organizzato dagli Amici della Musica «Arcangelo Speranza» con la direzione artistica di Lorenzo Mattei, propone come momento clou della ventesima edizione, giovedì 20 ottobre, al Teatro Fusco, alle ore 21, per l’appuntamento di chiusura della manifestazione sostenuta dal Ministero della Cultura e dal Comune di Taranto.
Poco prima della rappresentazione verrà rivelato il vincitore del Premio Giovanni Paisiello Festival, riconoscimento che dal 2007 viene attribuito a un personaggio della cultura, ente o istituzione impegnatosi nella riscoperta e valorizzazione dell’arte di Paisiello. Tra l’altro, il premio in passato è andato proprio a Domenico Colaianni, il baritono barese che sarà il Pulcinella dell’operina «La Claudia vendicata», i cui contenuti verranno illustrati martedì 18 ottobre, alle ore 18, nel foyer del teatro, con una guida all’ascolto affidata al direttore artistico del festival Lorenzo Mattei, al regista Pietro Mastronardi, al direttore d’orchestra Iason Marmaras e al musicologo Attilio Cantore.
Ai tempi di Paisiello il lavoro venne proposto anche col titolo alternativo «Pulcinella vendicato nel ritorno di Marechiaro» con alcune licenze rispetto all’autografo, che in questo frangente verrà, invece, seguito alla lettera. Pulcinella è stato, dunque, affidato all’esperienza di Domenico Colaianni, tra i massimi esperti a livello internazionale di ruoli buffi e punto di riferimento di un cast vocale di giovani talenti, a partire dal Tina D’Alessandro, chiamata a rivestire il ruolo del titolo, la bella Claudia sedotta e abbandonata da don Camillo. Con lei, altri tre soprani, Valeria La Grotta, la pescivendola Carmosina corteggiata da Pulcinella e finita nelle mire dello stesso Camillo, Anna Roberta Sorbo, la maccheronara Bianchina innamorata di Pulcinella, e Donatella De Luca, la Marioletta che Bianchina vuol far ingelosire corteggiando Trafichino, personaggio interpretato dal tenore Francesco Amodio. L’altro tenore è Stefano Colucci, il Don Camillo che ha infranto le promesse d’amore indirizzate alla bella Claudia e ora intende sposare Carmosina, mentre l’altro baritono, Carmine Giordano, indossa i panni del servo tramutato in asino sulla bocca del Vesuvio da un mago impersonato dal basso Alberto Comes. Dallo stregone sono stati a loro volta trasformati in statue gli amanti infedeli Carmosina e Camillo, solo a questo punto decisi a pentirsi veramente e ad accettare di riunirsi ai loro primi innamorati.
Il compito di concertare l’Ensemble barocco del Giovanni Paisiello Festival spetta al maestro greco Iason Marmaras. La fresca regia di Piero Mastronardi spoglierà Pulcinella dai facili stereotipi per attualizzarne la sensibilità, pur nel rispetto della drammaturgia fantasiosa e disordinata che il librettista Francesco Cerlone aveva congegnato.
Nel 2001 il musicologo Alessandro Lattanzi curò l’edizione critica del «Pulcinella vendicato nel ritorno di Marechiaro» (titolo primigenio della «Claudia vendicata» scelto da Cerlone per l’edizione a stampa dei suoi lavori teatrali) su commissione del Centro di Studi Pietà dei Turchini di Napoli. Antonio Florio diresse l’operina (con la regia di Davide Livermore) al Teatro Bellini di Napoli, portandola poi in una felice tournée conclusasi a Parigi nel 2002. Da quell’esperienza sortì un’incisione discografica per Opus111 nella collana «I tesori di Napoli», con il baritono Pulcinella interpretato, però, da un tenore, Pino De Vittorio, peraltro tarantino come Paisiello, e con alcune integrazioni che alteravano l’assetto trasmesso dalla partitura autografa conservata nella Biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli. Per cui, nel pieno rispetto di quella operazione di riscoperta, la versione della «Claudia vendicata» che propone il Giovanni Paisiello Festival nasce da un nuovo lavoro di revisione e trascrizione del manoscritto a cura di Giuseppe Labadessa.
Il dettato dell’autografo è stato seguito alla lettera ad eccezione della sinfonia, tratta dalla «Serva fatta padrona» del 1769 dello stesso Paisiello e di una pagina strumentale sfruttata in loop come sonorizzazione dei netti mutamenti di scena previsti dall’immaginifico libretto di Cerlone. La partitura approntata dal compositore tarantino è, infatti priva di sinfonia strumentale introduttiva (cosa non inconsueta per le farse), e inizia non con la tradizionale introduzione a quattro o più voci, bensì con un duetto amoroso, una «cavatina a due» tra Pulcinella e Carmosina. Ed anche la riduzione dell’orchestrazione ai soli archi (oboi e corni riempiono a brevi tratti l’armonia in alcuni assiemi) rientra in un intenzionale snellimento dell’apparato musicale allusivo alla sfera popolaresca.
La necessità di brevità tipica della farsa non permette a tutti i personaggi di cantare un’aria, ma il librettista compensa questa «diminutio» con la stesura di numerosi pezzi d’assieme, procedendo a una «borghesizzazione» dei personaggi popolari farseschi, che acquisiscono un nuovo sentimentalismo. Non si spiegherebbero altrimenti lo struggimento amoroso di Pulcinella e la malinconia di Claudia, ruoli che sanno valicare il confine tra comico e serio.
Biglietti platea 25 euro, galleria 15 euro. Info giovannipaisiellofestival.it, tel. 099.7303972 – 329.3462658.