“Heritage Live”: un progetto per salvare le tradizioni musicali millenarie del Pakistan – Il reportage da Islamabad e Lahore di Dinko Fabris – Capitolo II

Dinko Fabris insegna Storia della musica e musicologia all’Università della Basilicata (Matera) e all’Università di Leiden in Olanda. È stato il primo italiano Presidente dell’International Musicological Society, di cui è attualmente Past President. Dal 2020 è responsabile del Dipartimento di ricerca editoria e comunicazione del Teatro di San Carlo a Napoli.
Il Cirano Post è onorato di pubblicare, a cadenza settimanale, le puntate del reportage del suo magnifico viaggio in Pakistan per dare vita ad un progetto dall’alto valore sociale ed umanitario.
A lui vanno i sentiti ringraziamenti di tutta la nostra Redazione per la straordinaria opportunità che ci offre con questa collaborazione, sperando che possa essere la prima di una lunga serie.

Il mio coinvolgimento nel progetto “Heritage Live” si deve ad Emanuela Benini, direttrice della Agenzia Italiana di Sviluppo e cooperazione in Pakistan (e particolarmente impegnata nell’accoglienza dei rifugiati afgani), con cui avevo già collaborato in passato quando aveva diretto progetti del Ministero degli Affari Esteri in Guatemala (sostenendo le orchestre giovanili de El Sistema) e in Israele: come presidente dell’International Musicological Society (IMS), quei progetti rientravano nel mio programma di aiuto ai paesi in cui la musica e la musicologia sono in difficoltà, intitolato “Musicologists without borders”, creando peraltro una serie omonima di reportages in collaborazione con Radio 3 RAI.
Avevamo da anni concepito un mio viaggio in Pakistan per esaminare lo stato sempre più difficile della musica in quel paese e possibili azioni internazionali di sostegno, ma varie difficoltà e poi i due anni di pandemia avevano più volte rinviato il programma. Finalmente, grazie all’accordo FAcE-Eunic, il viaggio si è potuto concretizzare alla fine di maggio 2022, dopo che avevo già assicurato la mia consulenza per la scelta del musicista italiano da presentare per “Heritage life”. La mia presenza in Pakistan serviva anche a documentare l’iniziativa come Past president dell’ IMS (delegato dall’attuale presidente  Daniel Chua, docente ad Hong Kong).

Il rappresentante della musica italiana da me proposto ed accettato è Fabrizio Festa, compositore e insegnante di musica elettronica al conservatorio di Matera, personalità di artista creativo e molto stimato anche in ambito universitario per le sue ricerche sull’Intelligenza Artificiale e la musica. Abbiamo così compiuto in tre il nostro viaggio da Bari, via Istanbul, verso Islamad, poiché con Fabrizio è partita sua moglie, Rosalia Stellacci, insegnante di yoga con laurea in Fisica che con il suo talento vocale si è rivelata uno dei più apprezzati artisti europei coinvolti. Accanto a Emanuela Benini, ci ha accolti ad Islamabad la responsabile degli eventi culturali dell’Agenzia della cooperazione italiana in Pakistan, Cristina Menegazzi, quest’ultima arrivata in Pakistan dopo una lunga militanza nell’Unesco per il settore di salvaguardia dei monumenti artistici e in particolare nella Siria martoriata dal recente conflitto. Anche gli altri italiani che abbiamo conosciuto in Pakistan, a partire dall’ambasciatore d’Italia Andreas Ferrarese, hanno tutti storie personali interessanti, che ci confortano sull’alto livello intellettuale e umano dei nostri rappresentanti all’estero.

Il nostro soggiorno si è svolto nell’arco di dieci giorni per quasi tutto il tempo a Islamabad, avendo l’organizzazione convocato nella capitale musicisti provenienti da tutte le province pakistane, per cui non era strettamente necessario andare a cercarli nei loro consueti luoghi di attività. Tuttavia è stato possibile visitare la prima capitale dello stato, Rawalpindi, e negli ultimi giorni anche Lahore, vera capitale culturale e musicale del paese.
Non è ovviamente un tempo sufficiente e neppure una porzione geografica adeguata per conoscere realmente un territorio di quasi 800,000 km che è considerato la quinta nazione più popolosa al mondo con oltre 230 milioni di abitanti. Ma l’esperienza sul campo ha potuto aiutarci a smantellare una serie di pregiudizi e cattive informazioni sul Pakistan, di cui ci siamo resi conto solo durante il nostro soggiorno.

Perfino una guida di viaggio appena pubblicata e in apparenza assai informativa e ben curata (Marco Rizzini, Pakistan dreaming. Un’avventura da Islamabad alle montagne del Karakorum, Ediciclo editore, aprile 2022), riporta ancora giudizi e impressioni assai discordanti da quel che abbiamo vissuto e verificato dall’interno, grazie alla convivenza con i musicisti e gli organizzatori pakistani. Sono invece reali le mille contraddizioni di un paese che potrebbe essere ricco e autosufficiente, nel quale invece la sterminata popolazione vive per la maggior parte a ridosso della soglia di povertà. La corruzione e gli abusi da parte dei politici al governo sono considerati mali endemici ed inevitabili.

Perfino l’unico serio problema di sicurezza che abbiamo vissuto nel nostro viaggio si è rivelato istruttivo per capire quella lontana nazione: per due giorni la capitale Islamabad è stata assediata dalle forze ancora fedeli al precedente premier Imran Khan (celebre giocatore di cricket, lo sport nazionale), deposto l’11 aprile scorso e sostituito da Shakbaz Sharif, sostenuto dall’esercito, che è il reale detentore del potere del paese. Sono stati posti dei containers su tutte le strade di accesso alla città, chiudendola ermeticamente e i manifestanti sono così rimasti fuori e in due giorni si è risolto tutto pacificamente.
Purtroppo, l’episodio ha impedito un viaggio che sarebbe stato molto significativo per noi: la visita alla missione archeologica italiana del distretto di Swat nella provincia di Khyber-Pakhtunkhwa, diretta da Luigi Maria Olivieri a nome dell’ISMEO e dell’Università ca’ Foscari di Venezia. Da lì era previsto il nostro incontro con musicisti locali e la visita al meraviglioso sito di Barikot, uno dei luoghi di nascita del buddismo tantrico (altro elemento di contraddizione per un paese diviso artificialmente dall’India in nome di un’autarchia islamica che non era mai esistita in un luogo per secoli aperto al dialogo e alla tolleranza).

Tuttavia le esperienze musicali che abbiamo vissuto nelle tre città che abbiamo visitato sono state ampiamente appaganti per lo scopo che il nostro viaggio si era prefisso.
A Rawalpindi, per esempio, accompagnati dal Dott. Imran Ashraf, un colto imprenditore che collabora strettamente con l’Ambasciata italiana, abbiamo visitato un’autentica bottega artigianale di costruttori di strumenti, che ospitava una stanza dedicata alle esecuzioni di musiche Sufi per voce e harmonium, lo strumento importato dagli occidentali che è divenuto un indispensabile sostegno armonico per ogni forma di canto classico tradizionale. Qui ci ha accolti il cantante Shahbaz Hussain, orgoglioso di mostrare sulle pareti i ritratti degli scomparsi divi Nusrat Fathé Alì Khan (il più grande interprete del genere detto Qawwali e forse l’unico musicista pakistano davvero conosciuto in Europa, anche grazie ad una lunga collaborazione con Peter Gabriel, che ne diventò il produttore) e della celebre cantante Madame Noor Jahan. Lo stesso Shabaz ci ha accompagnati poi dall’altra parte della bottega dove i suoi famigliari costruiscono ancora, con tecniche antichissime, le meravigliose coppie di strumenti a percussione chiamati tabla: Cristina non ha resistito e ne ha comprato una coppia preparata e accordata sul momento per un cifra molto favorevole, tenendo conto dei materiali pregiati di cui sono composti (alluminio lavorato, legno, pelli, corde, pesi).

Nella stessa città sono tornato con tutte le donne del progetto Face, pakistane ed europee, per partecipare come unico maschio ad un incontro di studi accademico su “Donne e musica” all’Università femminile Jinna, che è stata l’occasione per sfatare un altro pregiudizio molto comune: in Pakistan solo una parte del paese vive l’incubo della violenza patriarcale sulle donne, che sono invece ufficialmente tutelate dalla costituzione del paese che vuole imporre la parità assoluta in tutti i campi. Poiché gli uomini sono stati plagiati dalle tendenze culturali degli ultimi decenni a voler trovare subito impieghi redditizi e inseguono il danaro come scopo principale della vita, rinunciando quasi tutti a proseguire gli studi universitari superiori o di specializzazione, sono in maggioranza donne i quadri dirigenti del futuro che acquisiscono i più alti gradi d’istruzione e potranno un giorno realmente dirigere le scelte del paese, come hanno ribadito con toni molto accesi tutte le professoresse e le studentesse intervenute.

Questi concetti ci sono stati confermati dalla direttrice della Radio nazionale del Pakistan, tuttora organismo estremamente influente nel paese, che per decenni ha avuto un ruolo chiave nel supporto e nella diffusione della musica in tutte le sue forme.
Nella sola sede di Islamabad (meno importante storicamente di quella di Lahore, la vera città della musica della nazione) sono state digitalizzate 21.000 registrazioni storiche, alcune anche antecedenti alla separazione dall’India, e sono custoditi documenti e memorie di straordinaria importanza, compresi strumenti musicali appartenuti ai più celebri virtuosi del paese, che erano ospiti fissi della radio. Per decenni è stata attiva anche una Orchestra nazionale mista (cioè formata da strumenti orientali e occidentali, come tuttora accade nel mondo arabo mediterraneo), che purtroppo è sciolta ormai da molto tempo.

(continua)

Dinko Fabris

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