Non solo ricordare ma anche testimoniare il desiderio di una rigenerazione e di un risveglio etico urgente ed attuale: l’evento dell’Associazione Nazionale Magistrati di Bari a trent’anni dalla morte di Falcone e Borsellino  

Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio.” ( dal libro del profeta Michèa)

Il 19 luglio, nell’Aula Magna della Corte d’ Appello di Bari, l’Associazione Nazionale Magistrati – Sezione di Bari questo ha inteso fare: ricordare l’ Uomo Paolo Borsellino, assieme agli Uomini e alla Donna della sua scorta, e l’Uomo, l’amico Giovanni Falcone in occasione del trentesimo anniversario delle stragi di mafia che nel 1992 insanguinarono il nostro Paese.

Senza retorica, in un crescendo denso di emozioni subito attivate dai testi delle interviste rilasciate da Borsellino letti da un emozionato Sergio Rubini, si sono susseguiti gli interventi del Presidente della Corte d’Appello di Bari Franco Cassano, dei Procuratori Rossi, Nitti e Laronga.

La cifra comune di tutte le riflessioni è stata la volontà non solo di “ricordare”, nel suo significato profondo, di riportare al cuore le vicende di uomini e donne, anche del nostro territorio, colpiti dalle mafie, ma anche di testimoniare come il contrasto alle mafie ed alla criminalità organizzata sia sempre attuale e pressante.

Don Angelo Cassano, per Libera Bari, infatti, ha messo in guardia dal rischio, sempre più percepito e rilevato di una normalizzazione del fenomeno: oramai la mafia non uccide più e quindi non esiste, così si pensa.

Ma la mafia, invece, è tanto più pericolosa in quanto oramai profondamente innestata – da Nord a Sud – nel nostro tessuto economico ed imprenditoriale.

Ha fatto ‘bene’, perciò, al cuore di tutti i presenti, rammentare il percorso umano e professionale, nella sua complessità e non condivisione – se non netto contrasto – all’epoca, come evidenziato dal Presidente Cassano, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Ma ha fatto anche ‘bene’ ricordare e conoscere le storie e l’impegno di “eroi“ della nostra terra, quelle di Michele Fazio e di Stella Costa, dal cui martirio innocente sono scaturite le testimonianze e le presenze dignitose, dense del loro dolore intimo e profondo dei genitori, Pinuccio e Lella Fazio e Francesco Costa, ai quali è andato un riconoscimento a conclusione della giornata.

Dovremmo tutti conoscere e farci carico di queste storie, farle camminare sulle nostre gambe, senza mai limitarci a meri momenti commemorativi.

Questo nostro Paese, la nostra terra, ha bisogno di una rigenerazione (come dice Don Ciotti) e di un risveglio etico, quanto mai urgente ed attuale.

Lilli Arbore

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