Il ruolo delle donne nel percorso di trasformazione del rock analizzato nel secondo appuntamento di “All girls to the front”, il “Loop Indie Visual Festival 2022”

È un mondo folle per le donne e soprattutto per le donne che sono sotto i riflettori. “ (Billie Eilish)

Domenica 19 giugno ero a Taranto per assistere allo straordinario concerto di Nick Cave & The Bad Seeds, una meravigliosa e travolgente sorpresa. E giovedi 23 ero seduta in seconda fila alla Arena Apulia Film Commission (Fiera del Levante, Bari), davanti ad un grande schermo, aspettando di ascoltare e guardare il secondo appuntamento del ‘Loop FestivalFocus on Rock, domandandomi cosa avrei scoperto di speciale.
Penso sempre che ci sia un filo che unisce le mie scelte, i miei incontri, i libri che leggo e gli spettacoli che vado a vedere. Non voglio crederci, ma accade. Anche questa volta.

L’altro giorno qualcuno mi ha chiesto: ’Cosa fai di mestiere?’. Ci ho pensato su e ho risposto che ero musicista. E d’un tratto questo mi ha fatto sentire bene nei confronti di me stessa.” (dall’intervista a P.J. Harvey di Gavin Hills – Select 1 aprile 1995)

Nella calda serata barese, Michele Casella, nei panni di direttore artistico, ci guida sapientemente nella seconda serata del festival, che gode del patrocinio di Puglia Sounds e della partnership di Medimex Commission e Apulia Film, introducendoci a piccoli passi in questa nuova storia iniziando con il video clip di “Good Fortune” di PJ Harvey, dove Polly Jean ha pieno controllo della videocamera, concentrata su di sè, mentre cammina per le strade di Londra. Riscopro PJ Harvey e, mentre ascolto le sue canzoni, mi rammento di essere di fronte ad una cantautrice “dannata’, l’”alter ego” al femminile proprio di quel Nick Cave testè citato.

I due, infatti, non solo hanno creato il magico duetto di “Henry Lee” (nell’album di Nick Cave “Murder Ballads“), ma tra loro è nata una breve e tormentata relazione che ha ispirato la produzione di capolavori musicali (tutte le figure femminili presentate in “The Boatman’s Call” di Cave sono riferite a lei).

Polly Jean è la ragazza con le mani più fredde e le labbra più calde che abbia mai conosciuto.” (Nick Cave)

Casella dialoga, in collegamento streaming con Alice Cucchetti e Luca Pacilio de Gli spietati, accompagnandoci nell’immaginario visivo di 12 artiste che hanno cambiato la musica rock.

Si continua con il videoclip “Cannonball” delle Breeders, gruppo delle gemelle chitarriste Kim e  Kelly Deal, la bassista Josephine Wiggs e il batterista Jim MacPherson, senza dimenticare che Kim è stata la bassista dei Pixies, una delle famose band del rock alternativo degli anni Novanta.

Nel mio ambiente vedo ancora un sacco di uomini che non amano le donne che suonano: è come se la cosa semplicemente non piacesse, come se le donne musiciste non destassero in loro alcun interesse. Ma dovrei chiedere o pretendere la loro attenzione? È un discorso complesso.” (Kim Deal da una intervista di Raffaella Oliva del 5 giugno 2018 per IoDonna)

La serata si trasforma portandoci su di un sentiero quanto mai attuale, quello che ad alcuni può sembrare trasgressivo, ed immergendoci in atmosfere di stregoneria con il videoclip che più mi ha affascinato, “King” dei Florence + the Machine, un inno alla consapevolezza e al diritto di essere liberi di decidere di se stessi

Come artista non ho mai davvero pensato al mio genere. Ne ho semplicemente preso atto. Ero brava come gli uomini e mi confrontavo con loro ogni volta. Ma ora, pensando al mio essere una donna di 30 anni e al futuro, improvvisamente sento questo strappo nella mia identità e nei miei desideri. Essere una performer, ma anche volere una famiglia, cosa che potrebbe non essere così facile per me al contrario della mia controparte maschile. Ho modellato me stessa quasi esclusivamente sui performer maschili e per la prima volta ho sentito come un muro crollare tra me e i miei idoli, perché devo prendere decisioni che non loro non sono stati costretti a fare”. (Florence Welch)

Da questa atmosfera, a cui non posso non collegare il profetico, e sempre attuale, “The Handmaid’s Tale” di Margaret Atwood, ci ritroviamo nelle atmosfere della cantautrice britannica Anna Calvi, figlia di un toscano emigrato nel Regno Unito all’età di 18 anni. Il videoclip è quello del brano che dà il titolo al suo terzo album “Hunter” come lei stessa spiega “mi stuzzicava l’idea di parlare di me stessa come di una cacciatrice, dato che solitamente le donne sono descritte come prede. È stato galvanizzante”;

Non solo la discografia, anche l’immaginario visuale è un mezzo per far emerge la consapevolezza della libertà di essere se stessi, senza costrizioni imposte, e cosa meglio del videoclip che «esplora una sessualità sovversiva, che va oltre a ciò che ci si aspetta da una donna in questa società patriarcale» come spiega la stessa cantautrice, grande amante delle atmosfere dei film di Lynch.

Ci hanno cresciuti con l’idea che ognuno di noi abbia un’identità sessuale ben definita, mentre io non voglio scegliere tra il maschile e il femminile che è in me. Nel processo educativo l’identità di genere viene fatta coincidere con un determinato ruolo nella società o con comportamenti specifici. Credo che se ci liberassimo di tutto ciò potremmo tutti vivere una versione più autentica di noi stessi.” (Anna Calvi da un’intervista di Raffaella Oliva del 29 agosto 2018 per IoDonna).

Mi è chiaro, a questo punto, il percorso di trasformazione che è alla base del Loop Festival: se, nella prima serata, il racconto verteva sul contributo silenzioso che le donne hanno dato alla musica elettronica senza che fosse mai riconosciuto, anzi nascosto ai più, in questa serata il contributo è visivo, fisico, urlato al mondo. Ma le donne lo fanno sempre in modo elegante, appassionato e potente come Lana del Rey.

Questo video è sicuramente la cosa più bella che abbia mai fatto.” (Lana del Rey)

Lana, nello splendido videoclip “National Anthem” trasforma se stessa in una Marilyn Monroe che canta “Happy Birthday, Mr President” del 1962 e in Jacqueline Lee Bouvier Kennedy in scene di una vita apparentemente perfetta. Ma tutto finisce col riadattamento del famoso filmato con cui Zapruder immortalò in diretta l’assassinio del presidente. Dopo la vittoria di Trump, il risveglio è traumatico, Lana del Rey non lo nasconde come ha sempre fatto nei suoi dischi costruendo una visione superficiale dell’American Dream, riproponendo ostinatamente un passato idealizzato per evadere da un presente critico.

Sono stanca di cantautrici e cantanti donne che mi accusano di ricoprire di una patina di glamour la tematica dell’abuso, quando, a dir la verità, sono una donna a cui il glamour piace, ma che canta di realtà che abbiamo tutti sotto i nostri occhi al momento, ovvero delle dinamiche di relazioni emotivamente abusive. Con tutti gli argomenti che alle donne è finalmente concesso di esplorare, che possiamo finalmente affrontare, devo ammettere che è davvero patetico che da 10 anni a questa parte il fatto che, a volte, nelle mie canzoni ho raccontato il ruolo passivo o sottomesso che ho avuto nelle mie relazioni personali ha portato la gente a dire che “con la mia musica, riporto indietro il movimento femminista di centinaia di anni”. Siamo chiari: non è che io non sia una femminista, ma ci deve essere un posto nel movimento per donne come me – il tipo di donna che dice “no”, ma gli uomini sentono “sì” – donne che vengono condannate senza pietà perché cercano di essere se stesse, con tutte le fragilità che comporta, il tipo di donne la cui voce è silenziata da altre donne o da uomini che odiano il genere femminile. Sono stata onesta e ottimista rispetto alle relazioni sentimentali difficili che ho avuto nella mia vita. Ultim’ora: funziona così anche per molte altre donne.” (Lana del Rey)

La serata con Cat Power nel suo Manhattan, Karen O with Yeah Yeah Yeah con Maps e con il naturalista videoclip “Before You Gotta Go” di Courtney Barnett, un video serenamente solare in cui l’artista diventa una attenta field recorder intenta ad ascoltare i più piccoli dettagli sonori dei vari ambienti naturali che attraversa, tra foreste pluviali, campi, spiagge e montagne

A questo punto arriva una altra sorpresa, bellissima pensando alla sua giovane età e a quanti premi ha già vinto, la giovanissima Billie Eilish. Una adolescente che ha attraversato un mondo difficile e controverso, più di quanto capitato alla maggior parte dei suoi coetanei. Il videoclip presentato è spettacolare, magistralmente creato dal team di Takashi Murakami, “You should see me in a crown“. Utilizzando una serie di effetti e animazioni di computer grafica 3D, fedele alla sua tonalità più scura e più malinconica una dolce Billie si trasforma in un essere simile a un ragno con una testa umana che distrugge tutto, come un anime giapponese. Sembra confermare quanto detto in una intervista “Quando indossavo vestiti larghi, nessuno era attratto da me, mi sentivo incredibilmente non amabile, poco sexy e non bella e le persone mi facevano vergognare per non essere abbastanza femminile. Poi indossi qualcosa di più sensuale e loro iniziano a dire: ‘Sei soltanto una mucca grassa’, che mi svendo per il successo e che sono come tutte le altre celebrità che vendono i propri corpi. […] È un mondo folle per le donne e soprattutto per le donne che sono sotto i riflettori.”

E’ evidente che i temi toccati sono tanti, la musica e i videoclip li hanno attraversati tutti mettendo in evidenza l’ipocrisia che l’immaginario collettivo continua a voler far emergere, con le donne relegate a comparse o oggetti in un mondo di uomini.
L’intensa serata si proietta verso la fine con le Bikini Kill e il loro Anti-Pleasure Dissertation, Elena Tonra con Romance e infine l’arrabbiata Kim Gordon con Hungry Baby.
Il rock – e non solo come abbiamo potuto vedere nella prima sera – non solo scardina il ruolo preordinato alla donna, ma, soprattutto, suggerisce che non esiste un ruolo, bensì solo essere se stessi.

A questo punto non posso fare altro che aspettare il terzo incontro, sempre alla Arena Apulia Film Commision (Fiera del Levante, ingresso orientale), martedì 28 giugno per scoprire quale sia stato il contributo musicale femminile nel Groove.

Maurizia Limongelli

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