“Musiche corsare”, il festival dell’associazione barese “Nel Gioco del Jazz” dedicato a Pier Paolo Pasolini, debutta con i “Cyclic Signs” del quartetto di Enrico Morello

Molti soggetti, in città, hanno deciso di omaggiare Pier Paolo Pasolini nel centenario della sua nascita.
L’associazione barese “Nel Gioco del Jazz”, con la Presidenza di Donato Romito e la direzione artistica del M° Roberto Ottaviano e del M° Pietro Laera, ne ha fatto addirittura un festival – e che festival! – con una serie di concerti, dislocati al Teatro Forma di Bari lungo i weekend 20-22 e 27-29 maggio, che non solo confermano, ma amplificano l’autorevolezza dell’organizzazione nel richiamare nomi di spicco internazionale.

La partenza è stata affidata all’Enrico Morello Quartet.
La formazione prevede lo stesso Morello, nome storicamente associato a Enrico Rava, alla batteria, qraqeb e carillon, Daniele Tittarelli al sax alto, Matteo Bortone al double bass e Francesco Lento (che lento non è nemmeno per scherzo, tanto per fare una battuta becera) alla tromba. La relativa fatica discografica dal titolo “Cyclic Signs” è prodotta dalla Auand Records.

Il debutto è affidato a “What happened on the road”, che imprime da subito la forma free del quartetto, una forma che, così ariosa, non mi si palesava davanti da tempo.
I pezzi sono tutti tratti dal disco: sgorgano di qui “Persephone’s dance”, “Natural Movement”, “Tales de Hadas”.
Un jazz in cui la parte agita e la parte meditata sono difficili da distinguere, l’interplay tra i musicisti è così perfetto, nel dichiararsi subito e nello spiegarsi dopo, in un equilibrio perfetto tra assoli e parti corali, che viene immediato farne una metafora della vita: la vita si dichiara subito e si spiega poi, assolo dopo assolo, compagnia dopo compagnia, ciclo dopo ciclo, ne troviamo il senso solo godendoci l’insieme.

Il bis concesso – a mio parere il brano più bello del set – è “The Forest People”.
Un fine dichiarato dallo stesso Morello: “ho cercato di sovvertire la prevedibile logica del tempo metricamente organizzato, tracciando percorsi inattesi, multiformi e compositi, con l’intento di restituire all’ascoltatore la sensazione di sorpresa e disorientamento che si prova quando ci si affaccia alle finestre dell’ignoto.”

You know, I’ll be free
Just like that bluebird
Now, ain’t that just like me?

Sai, sarò libero
Proprio come quell’uccello azzurro,
Ora, non è proprio come me?

(“Lazarus” – David Bowie)

Beatrice Zippo
Foto di Beatrice Zippo

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