Il Premio Pulitzer Richard Powers ha aperto il “Festival del libro possibile 2019” di Polignano a Mare.

La pazienza e il senso della misura danno origine a tutte le cose belle.”

Cesare Pavese affermava che “leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”: aveva ragione.

Iniziare a leggere un libro è come affrontare una nuova avventura, un’avvincente sfida, un’esaltante scoperta; se poi la lettura è anticipata dall’ascolto della voce dell’autore, l’avventura si trasforma in un’avvolgente sensazione di piacere, come tornare a casa, sentirsi a casa.

Ed è esattamente ciò che è accaduto ascoltando Richard Powers parlare del suo “Il sussurro del mondo”, edizioni La nave di Teseo, premio Pulitzer 2019, ospite della serata che ha fatto da anteprima alla XVIII edizione del “Festival del libro possibile” di Polignano a Mare.

Nella accogliente location esterna dell’Hotel Cala Ponte, Powers ha dialogato con Rosella Santoro, complice la bravissima interprete Stefania Costernino, e subito la sua voce è risuonata familiare eppure ipnotica, forse perché pacata, tranquilla, avvolgente, dall’eloquio fluido ed attraente. Powers vive da tempo isolato e immerso nella natura ai piedi delle Great Smoky Mountains, un mondo incantato e antico che fa da sfondo al suo romanzo, nel quale racconta della grandiosità della natura in modo stupefacente, seguendo una struttura “ad albero” (Radici, Tronco, Corona, Semi) in un eterno rapporto tra natura e uomo. Non c’è, quindi, da stupirsi se questo incontro con l’autore si è rivelato estremamente coinvolgente, tanto è vero che, mentre si segue il dialogo tra Rosella e Richard, la curiosità ci spinge ad iniziare subito a leggere il libro, comprendendo immediatamente che sarà difficile abbandonarlo: “Continuavo a leggere di chi ha il desiderio di vedere una foresta vergine di latifoglie oriental. Per appagare tale desiderio deve venire qui nelle Great Smoky Mountains degli Appalachi meridionali. Sono venuto da queste parti per un viaggio di studio e poter camminare nel mezzo di alcune tra le più vaste foreste vergini superstiti d’America. La vista, il suono, l’odore di tali foreste mi hanno travolto. Mi sono reso conto che era la prima volta in vita mia che vedevo com’è fatta una foresta sana e perfettamente funzionante. Me ne sono innamorato.”

La narrazione si sviluppa in modo anomalo, attraversa le storie, apparentemente indipendenti, di nove esseri umani, tra uomini e donne, e di un gruppo di alberi, dalle radici attraverso i rami fino ai semi, evidenziando la prospettiva più durevole delle piante, creature caparbie e abili, rispetto a quella umana; quasi un monito – mai tanto attuale quanto adesso – per tutti noi, l’invito a riappropriarci della pazienza e del rapporto con la natura, condividendo i suoi tempi. Perché, afferma Powers, “gli esseri umani sono ciechi davanti alle piante” a causa della “maledizione di Adamo: vediamo soltanto ciò che ci somiglia”, lasciandoci contraddistinguere da una miope arroganza che ci fa credere che la storia del mondo coincida con la storia dell’umanità, mentre, in realtà, nella Storia del mondo, racchiusa, non a caso, nel titolo originale del libro “The Overstory”, l’uomo è solo una comparsa in mezzo a tanti altri protagonisti.

Il racconto dei nove personaggi termina nel momento esatto del loro incontro, come se fossero il tronco narrativo che contrappone la storia umana con le dinamiche tra alberi e natura. E non sorprende che questo libro sia apparso quasi una sfida ecologica in un mondo divorato dall’economia, due rami generati dallo stesso tronco, avendo come origine comune ‘eco’ che in greco significa casa, ma oramai tanto lontani tra loro, se non diametralmente opposti. La soluzione finale traspare dalle parole pronunciate da Powers in finale di incontro e può sintetizzarsi nella speranza di riuscire a realizzare un nuovo percorso di solidarietà e collaborazione tra pari, riappropriandoci del ‘noi’ a discapito dell’“io”; un sogno che non è solo di Powers e del suo “sussurro del mondo”.
Senza retorica.

Maurizia Limongelli

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1 commento su “Il Premio Pulitzer Richard Powers ha aperto il “Festival del libro possibile 2019” di Polignano a Mare.

  1. Enina Lacetera Rispondi

    Brava ottimo commento che in poche righe evidenzia la trama del libro e che induce al
    la curiosità di conoscerne il contenuto e soprattutto risveglia l’amore per la lettura

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