‘Welcome to Italy’: il Teatro Fontana di Milano taglia il velo sull’identità nazionale

Benvenuti in Italia. Non l’Italia da cartolina, ma quella che si osserva ossessivamente, che si giudica e si fotografa, spesso senza capirla davvero.

Welcome to Italy è il titolo della nuova stagione del Teatro Fontana di Milano: un benvenuto provocatorio, in inglese, per sottolineare che oggi siamo al tempo stesso attrazione turistica e prodotto da esportazione.
Ma siamo anche spettatori di noi stessi, prigionieri di un’idea edulcorata che ci ostiniamo a vendere ed a consumare.

Con questo titolo vogliamo rompere il velo. Tagliare la tela come faceva Lucio Fontana: per guardare oltre l’apparenza.
Nessuna nostalgia da dépliant, nessun filtro vintage.
Solo l’identità vera: complessa, stratificata, contraddittoria.

Il teatro resta uno dei pochi luoghi dove possiamo ancora permetterci questa operazione: scavare, rivelare, sporcarci le mani.
Questa stagione è un invito a farlo insieme. A non fermarsi all’hashtag o allo slogan. A scegliere di essere spettatori attenti, non turisti distratti.

Un invito a guardarci sul serio. Anche quando fa male.

Ivonne Capece
Direttrice Artistica del Teatro Fontana / Elsinor Centro di Produzione Teatrale

CHIOSTRI SUITE

Come da tradizione, la stagione si apre sotto le arcate dei Chiostri Bramanteschi.
Quest’anno la consueta trilogia di appuntamenti si espande: otto serate tra settembre e ottobre, come un mosaico di voci e sguardi.

Si parte dalle radici: le fiabe orali calabresi di Re Pipuzzu fattu a manu ed i canti ancestrali di Songs, riletti da Thomas Richards, erede di Grotowski.

Si passa alla parola politica: Sulla difficoltà di dire la verità di ErosAntEros reinventa Brecht, mentre La presidente di Teatro dei Borgia mette in scena un potere inquietante e seduttivo.

Il corpo si fa rito con Lingua di Fattoria Vittadini, dove la danza diventa linguaggio collettivo.
Il Mulino di Amleto ci trascina in un esperimento vivo con Dal Sottosuolo Underground, che mette il pubblico al centro di un gioco etico sul potere.

Odorama di Antoine Neufmars — primo ospite internazionale, dalla Biennale di Venezia — esplora la memoria attraverso l’olfatto.
Chiude la rassegna Se si ha l’amore in corpo non serve giocare a flipper di Phoebe Zeitgeist, tra Fassbinder e le contraddizioni politiche del presente.

Otto tappe, un unico viaggio.
Perché la tradizione italiana non è un monumento immobile, ma un campo di forze in movimento.

NUOVE PRODUZIONI E REPERTORIO

La stagione di produzione Elsinor 2025–2026 offre un ritratto dell’Italia tagliente e necessario, tra classici e drammaturgie contemporanee.

  • Dal 13 al 26 novembre debutta La città dei vivi, tratto dal romanzo-inchiesta di Nicola Lagioia: un omicidio inspiegabile diventa uno specchio delle nostre ombre collettive.
  • Dal 27 al 31 dicembre torna Tartufo riscritto e diretto da Michele Sinisi: un Molière attualissimo sulle ipocrisie del potere.
  • Il 16 gennaio prima nazionale per F*CK – A Modern Musical Love di Gipo Gurrado: un musical che decostruisce senza sconti la retorica dell’amore romantico.

Tre produzioni esplorano l’identità femminile:

  • iGirl di Marina Carr (regia Federica Rosellini) fonde parola e musica sperimentale per raccontare il femminile come mito e materia viva.
  • Dal 16 al 19 aprile torna La Signora delle Camelie di Giovanni Ortoleva: il melodramma si trasforma in atto politico spietato.
  • Casa di bambola di Ivonne Capece immagina un sequel amaro, dove il patriarcato implode su se stesso.

OSPITALITÀ

Il cartellone di ospitalità 2025–2026 porta sul palco un’Italia ruvida, inquieta, reale.

  • Amorosi assassini di Valeria Perdonò denuncia la violenza di genere.
  • Storia nera della Uno Bianca di Antonio Diurno riapre una ferita collettiva.
  • Mare di ruggine di Antimo Casertano racconta l’ex Ilva di Taranto.
  • Scandisk di Vitaliano Trevisan ci immerge in una tragicommedia operaia.
  • Moana Porno-Revolution di Marcela Serli e Irene Serini esplora mito, desiderio e pornografia.
  • Giulio Cesare o la notte della Repubblica di Marco Lorenzi reinventa il mito politico come un’assemblea aperta.
  • Barabba di Antonio Tarantino con Teresa Ludovico porta in scena l’Italia che perdona senza mai redimere.

In inverno, il teatro si interroga sul potere e l’identità:

  • Data di Eliana Rotella immagina una distopia burocratica.
  • Una settimana di bontà 1975 di Tonino Conte torna sugli anni di piombo.
  • Come trattenere il respiro di Zinnie Harris (regia Marco Plini) racconta un’Europa in trasformazione.
  • L’Europa non cade dal cielo di Alessandro Argnani riflette con ironia sul progetto europeo.
  • Scusate se non siamo morti in mare di Emanuele Aldrovandi rovescia i ruoli del migrante.

A primavera si parla di identità e desiderio di riconoscimento:

  • La Diva del Bataclan con Claudia Marsicano svela il bisogno compulsivo di visibilità.
  • Dieci modi per morire felici invita il pubblico ad interrogarsi sul senso della vita.
  • Giulietta e Romeo di Roberto Latini riscrive l’amore come tensione mai risolta.
  • Tragedia di Riccardo III di Gianluca Bonagura esplora il desiderio ossessivo di consenso.
  • Replik_A della compagnia tedesca Meinhardt & Krauss chiude la stagione con robot e ologrammi in scena, riflettendo sull’identità nell’epoca delle copie intelligenti.

WELCOME TO ITACA

La storica rassegna ITACA si rinnova e diventa Welcome to ITACA.
Un invito ad abitare uno spazio aperto, dove le soggettività fragili, irregolari ed inascoltate trovano voce.

Qui non ci sono storie pacificate.
Solo corpi che si raccontano e rivendicano spazio, mettendo in discussione il racconto dominante.

  • Si inizia con Tesla di Federico Bellini e Ksenija Martinović.
  • Si prosegue con Data, abitato da personaggi in fuga.
  • Arriva Nuttata, riscrittura in napoletano di La notte poco prima della foresta di Koltès.

Nei mesi di maggio e giugno, il palco diventa sonda nelle fratture dell’identità.
Storie intime, corpi come terreno di battaglia:

  • MS di Mattia Favaro esplora la marginalità del maschio omosessuale nella provincia veneta.
  • La Substance di Barbara Capece, ispirato al film di Coralie Fargeat, mette a nudo il corpo femminile come spazio di resistenza.

FESTIVAL SEGNALI

Dal 5 all’8 maggio torna Segnali, il festival per le nuove generazioni.
Giunto alla 36ª edizione, è organizzato da Elsinor e Teatro del Buratto con la direzione artistica di Giuditta Mingucci e Renata Coluccini.

Un appuntamento chiave per il settore, che accoglie oltre 200 operatori italiani ed internazionali, offrendo alle compagnie un’occasione preziosa per farsi conoscere e circuitare in tutta Italia.

IN CIFRE

  • 7 produzioni
  • 36 ospitalità (1 internazionale con robot e ologrammi in scena)
  • 5 progetti performativi con il pubblico
  • 27 spettacoli di nuova drammaturgia
  • 13 spettacoli per bambini e scuole
  • 12 compagnie/artisti under 35
  • 2 festival di danza
  • 1 festival per le nuove generazioni

Daniele Milillo

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