Un germe di speranza nel cuore del Quartiere San Paolo di Bari: l’esperienza del Centro Servizi per le Famiglie gestito dalla Fondazione Giovanni Paolo II Onlus in collaborazione con la Cooperativa Sociale Itaca

Della città in cui viviamo conosciamo molto spesso soltanto le realtà che stanno sotto i riflettori, che fanno notizia, di cui si parla sui giornali. Dietro le quinte operano, invece, enti e associazioni che portano avanti iniziative piccole e grandi, meno pubblicizzate, meno “spettacolari”, che sono però quelle che consentono al tessuto sociale deteriorato di un grande centro urbano di non sfaldarsi, di conservare una dimensione di umanità.

Può accadere di incontrarle per caso queste realtà. A chi scrive è successo partecipando, insieme a un gruppo di colleghi, a una iniziativa sponsorizzata dall’azienda per cui lavora. È stata questa l’occasione di conoscere l’esistenza del Centro Servizi per le Famiglie, in via Marche, nel cuore del quartiere San Paolo di Bari, attualmente gestito dalla Fondazione Giovanni Paolo II Onlus, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Itaca.

Antonella, una delle responsabili, ci ha accolti e portati in giro, con orgoglio, a visitarlo. Un orgoglio che, in questo caso, ci è sembrato ampiamente giustificato.

Il Centro è ospitato in una ampia palazzina messa disposizione dal Comune di Bari, con la formula del comodato d’uso, corredata di un moderno impianto fotovoltaico, nella quale trovano spazio una serie di servizi di fondamentale importanza per il quartiere.

Tanti progetti, tante iniziative di sostegno e aiuto per le famiglie, con un occhio particolare alle madri in difficoltà e ai minori. Il Centro ospita, infatti, una Casa della Neogenitorialità, ma offre anche assistenza e consulenza legale e psicologica, assiste persone in fase di reinserimento sociale, ha una ludoteca che accoglie bambini del quartiere e poi organizza laboratori, incontri, dibattiti, oltre ad offrire forme di aiuto anche “pratiche”, semplici e concrete, come l’Emporio Solidale, che mette a disposizione vestiti e quanto può servire a una giovane madre in difficoltà per allevare il proprio bambino.

Chi vi scrive ha, credetemi, il massimo apprezzamento per il mondo del volontariato, di cui ha anche fatto parte, ma una delle cose che mi ha colpito positivamente è che il Centro non è affidato alla buona volontà di persone che dedicano agli altri qualche ora del proprio tempo libero, ma a una quarantina di operatori professionisti, regolarmente stipendiati, ben organizzati e preparati.

E mi è sembrato assolutamente necessario e imprescindibile che esistano posti come questo, in cui l’approccio è rigorosamente professionale. Le persone che vivono alcune situazioni particolari (pensiamo anche solo a minori abusati o donne vittime di violenza da parte del coniuge) hanno, infatti, il diritto di trovare luoghi in cui, ad assisterle e aiutarle, vi siano psicologi, educatori specializzati, assistenti sociali e non soltanto lodevoli volontari cui mancano però esperienze e conoscenze adeguate.

Percorrendo le stanze luminose, osservando la cura con cui sono tenuti gli ambienti, l’attenzione anche all’aspetto estetico della struttura, non ho potuto non riflettere sull’importanza di avere a disposizione luoghi non solo funzionali ma anche belli, in cui sia piacevole entrare e soggiornare, che raccontino anche implicitamente, visivamente, che la vita può essere diversa, migliore, rispetto a quella disordinata e stropicciata in cui si trovano a sopravvivere troppi nuclei familiari.

Vedere una fila di piccolini che si tenevano per mano sorridendo, seguendo una operatrice che li guidava lungo i corridoi, ci ha aperto il cuore.

Antonella ci ha spiegato che il Centro si avvale di finanziamenti stanziati dalla Regione e dal Comune, assegnati a fronte della vittoria di appositi bandi pubblici. Nessuna struttura seria, che voglia operare in modo fattivo e continuativo può prescindere, infatti, da una base finanziaria che abbia un minimo di solidità e continuità nel tempo. Come ben sanno le realtà di puro volontariato che, troppo spesso, si arenano o si sbriciolano proprio per mancanza di fondi, perché quasi mai il ricorso alle sole donazioni occasionali dei privati è sufficiente per lavorare in modo ottimale.

Naturalmente questo non significa che il Centro non accetti e non chieda “anche” l’aiuto dei privati, perché i fondi pubblici, purtroppo, non sono mai particolarmente generosi, visti i conti non troppo floridi dei nostri Enti e perché è comunque giusto che i cittadini che hanno la fortuna di avere una situazione economica accettabile sentano l’obbligo morale di contribuire in qualche misura al recupero e all’aiuto dei concittadini meno fortunati (ad esempio, in questa stagione di dichiarazione dei redditi, potrebbe non essere una cattiva idea donare il 5 per mille a realtà che operano sul territorio cittadino e che in questo territorio fanno da argine all’emarginazione e alle povertà).

C’è anche un piccolo auditorium nella struttura, davvero bello, ben attrezzato, in cui si tengono dibattiti, incontri, presentazioni, concerti, spettacoli. Ci diceva con rammarico Antonella che, purtroppo, si è guastato l’impianto di condizionamento e che d’estate diventa quasi impossibile utilizzarlo a causa del caldo. Sarebbe davvero un bel gesto se una società che si occupa di impiantistica e condizionamento si rendesse disponibile a sponsorizzare l’istallazione di un impianto funzionante. Una di quelle iniziative semplici e concrete che fanno guardare con occhio diverso l’imprenditore che decide di spendersi in prima persona per la comunità.

Cose concrete che si possono fare; problemi che si può provare ad affrontare; fili e rapporti che si può tentare di riallacciare; voci solitamente inascoltate a cui si può dare ascolto e a cui fare da cassa di risonanza. Magari col piccolo contributo di un articolo su un giornale.

È con un germe di speranza che chi vi scrive è uscito dal Centro al termine della mattinata, con l’impressione che non è vero che in questa città nessuno faccia nulla e che nulla possa cambiare, ma al contrario che, quando si incontrano la volontà politica e la professionalità, l’impegno e l’entusiasmo, l’esperienza e le competenze si può fare molto per cambiare le cose.

In modo concreto. E proprio dietro l’angolo di casa.

Silvio Donà

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