
Questo 2024 scivola ormai verso la conclusione, ma fino alla fine non mancano quelle serate speciali. In una serata metereologicamente brutta, sotto una pioggia incessante per tutta la giornata, siamo arrivati ad Ostuni per quello che mi permetto di giudicare come uno dei concerti più significativi di tutto l’anno, organizzato dall’Associazione Musicalmente Odv.

Per la quarta volta in poco più di un anno, sono tornato ben volentieri ad ascoltare il piano di Antonio Faraò, questa volta accompagnato da Pasquale Fiore alla batteria e Francesco Angiuli al contrabbasso. Diventa quasi impossibile rinunciare ad un evento del genere, anche se questa estate non sono mancate occasioni per sentirlo (a Laterza con il vibrafonista Michele Sannelli, o in solitudine al Bari Piano Festival, ma anche a Trani). Ad ogni ascolto ti viene voglia di riascoltarlo perché anche il più disattento degli spettatori si lascia trascinare dalla sua energia e dalla ricchezza del suo caleidoscopio di note. Mi permetto di sottolineare che la presentazione dell’artista da parte del Direttore Artistico della rassegna Ostunense, Elio Tanzarella, è stata precisa, senza fronzoli.

Antonio Faraò, milanese di adozione ma nato a Roma, fa parte di una famiglia di musicisti. Il padre era un appassionato di musica jazz, trasmettendo ai figli (Antonio e Ferdinando) questa passione. Anche il terzo Faraò della famiglia, Massimo, che è stato ospite della rassegna ostunese a fine agosto, è un loro cugino. Fatta questa premessa, da quando Antonio, nel 1991 si è aggiudicato il referendum come ”Miglior nuovo talento italiano” organizzato dalla rivista specializzata “Musica Jazz”, la sua carriera non si è più fermata. Nel 1998 vince a Parigi il primo premio del prestigioso Concorso Martial Solal. Peccato però che ancora oggi, a distanza di più di trent’anni, sia un artista più noto e apprezzato all’estero che in Italia.

Nella sua poderosa e straordinaria carriera ha avuto modo di suonare con vere e proprie leggende del jazz internazionale come Benny Golson, Whyne Shorter, Marcus Miller, Herbie Hancock, Didier Lockwood, Chico Freeman, Joe Lovano, solo per citarne alcuni. Il primo album pubblicato nel 1998 (Black Inside) resta ancora oggi una pietra miliare tra le tante pubblicazioni. La cosa che stupuisce, è che quasi tutti i suoi album sono stati incisi con collaborazioni straordinarie come Ira Coleman. Jeff “Train” Watts, Daniel Humair, Jack Dejohnette, Chris Potter, Jeff Ballard, John Patitucci e altri.

Per sintetizzare, non fa mai male ripetere le parole di encomio da parte di una leggenda del jazz come Harbie Hancock: “Non mi capita spesso di essere sorpreso da registrazioni di musicisti, come lo sono stato quando per la prima volta ascoltai uno degli ultimi CD di Antonio Faraò. Ciò che mi ha colpito è stata la sensazione che ho sentito dentro di me. C’è talmente tanto calore, convinzione e grinta nel suo modo di suonare. Mi ha immediatamente attratto la sua concezione armonica, la gioia dei suoi ritmi e il suo senso di swing, la grazia e il candore delle sue linee melodiche improvvisate. Antonio non è solo un ottimo pianista, è un grande”. Per ultimo, il suo coinvolgimento in una formazione tutte americana: “McCoy Tyner Legends” creata da Avery Sharpe, bassista che ha accompagnato Tyner per circa un ventennio, insieme a musicisti del calibro di Ronnie Burrage, Chico Freeman e Stive Turre. Formazione messa in piedi per celebrare il genio di McCoy Tyner, scomparso nel marzo 2020 all’età di 81 anni.

Straordinaria la sua padronanza tecnica, il suo senso del ritmo, il suo fraseggio veloce, la sua capacità improvvisativa mai scontata, che ti accompagna per strade sempre nuove e ti sorprende ogni secondo della sua esecuzione. Ma forse, ancor più attraente, è la sua capacità compositiva.

Sul palco di Palazzo Roma di Ostuni l’ormai rodato Pasquale Fiore e una new entry Francesco Angiuli. Pasquale Fiore, materano trapiantato a Milano, il ritmo ce l’ha nel sangue. Riesce a dare un tocco tutto suo alle composizioni eseguite e tutti hanno avvertito come il suo sostegno ritmico abbia stimolato e accompagnato il pianismo di Faraò. Davvero uno stimolo incessante, mai prevaricante. I suoi assoli sono stati letteralmente esplosivi.

Francesco Angiuli, come ha ricordato Faraò, è la prima volta che si è esibito insieme a lui, ed ha dovuto imparare in gran fretta le partiture dei brani eseguiti. Monopolitano di nascita, classe 1980, non ha avuto nessun segno di esitazione, sfoderando una tecnica impeccabile, accompagnata da un suono rotondo e corposo. Diplomato al Conservatorio Nino Rota di Monopoli. Attualmente è docente di Improvvisazione Jazz presso il Conservatorio Fausto Torrefranca di Vibo Valentia e Docente di Basso presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli e il Conservatorio Umberto Giordano di Foggia. Dal 2011 collabora anche come docente di jazz presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino e il Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera.

Sin dal primo brano, dal titolo Evan e dedicato al figlio, il pubblico è stato inondato di una cascata di note. Il secondo brano invece, dal titolo Seven step to Heaven (di Miles Davis), è stato dedicato al compianto Bob Berg con il quale aveva inciso il brano nell’album Far Out poco prima della sua morte, avvenuta a dicembre 2002. Altra dedica al suo compianto cane Bond, con il brano Theme for Bond. Tra gli altri brani, un Round midnight in perfetta solitudine ed uno straordinario Black Inside, tratto dal suo primo album omonimo. Di certo il momento più delicato del concerto è stato il brano Tender, una sua composizione originale presente nell’album Tributes. Davvero un brano che fa sognare, carico di sentimento. Lo stesso brano era stato presentato al Bari piano Festival lo scorso settembre. Uno di quei brani destinati a rimanere impressi a lungo nella mente dell’ascoltatore. Il brano Autumn leaves, il bis,in sintonia con la giornata meteorologica, ha concluso un concerto davvero raffinato.

Cosa dire di più? Impossibile raccontare con le parole le emozioni che il pubblico ha vissuto a teatro. Tanti i ringraziamenti agli sponsor privati. Ma occorre ricordare che senza un adeguato sostegno della Pubblica Amministrazione diventa difficile sopravvivere, mantenendo anche alti livelli. Un grazie agli amici di Musicalmente Odv, encomiabili per la passione profusa, ad Elio Tanzarella e Francesco Milone.

Natale ormai è arrivato. Un’idea regalo? Un gran bel disco di Antonio Faraò: Tributes. E per chi non si accontenta, è stato appena pubblicato Christmas time, di Antonio Faraò al piano e con la voce di Mario Rosini. Buone Feste.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro