
Sempre sul palco dei Giardini Princigalli di Bari, sempre per il Festival Metropolitano di Bari in Jazz, è andata in scena una serata composta da un doppio set. Il primo ha visto l’esibizione di un progetto di Roberto Ottaviano, intitolato “Dousson ‘Gouni, tra l’Africa ed il Cosmo”, ed un secondo set del trio The Dinner Party del nostro Pierpaolo Martino, con un ospite d’eccezione, il polistrumentista indiano Ansuman Biswas (voce, sarod, tabla).

Il “donso ngoni” è uno strumento a corde africano tipico del Mali, composto da una zucca che funge da cassa armonica coperta da una pelle di capra e da un collo di legno. Le corde di nylon sono fissate con anelli, parallelamente al collo dello strumento. E’ lo strumento africano dei cantastorie, i Griòts, che custodiscono e trasmettono antiche storie.

Dopo il primo brano (Walk spirit, talk spirit di McCoy Tyner), Roberto Ottaviano, nel suo saluto, ha cercato di spiegare come questo progetto sia ispirato all’africa e ai cantori dell’africa, che attraverso la musica raccontavano (e raccontano) delle storie. Noi non abbiamo la possibilità di fare molto di più, se non raccontare la nostra esperienza attraverso i suoni e la musica. Con evidente emozione ha aggiunto che attraverso la musica è possibile raggiungere la testa e il cuore di tante persone sensibili. Siamo dei guerrieri anche se quella a cui oggi stiamo assistendo non è una guerra.

Parafrasando una frase di Peppino Impastato (lui si rivolgeva alla mafia), il Maestro Ottaviano non ha esitato a dire che la guerra, questa guerra, è una montagna di merda. E’ uno sterminio, una mattanza. Stiamo tutti con il popolo palestinese. Non possiamo fare molto di più. Regaliamo la musica nella speranza che la musica, come si diceva una volta, un giorno possa cambiare il mondo. E questo accorato appello non possiamo che condividerlo, farlo nostro, senza diventare complici con il nostro silenzio e la nostra indifferenza.

Ma torniamo alla musica. Insieme ad Ottaviano al sax alto e soprano, sul palco, Giuseppe Todisco alla tromba, Francesco Schepisi alle tastiere, Gianluca Aceto al basso elettrico, Dario Riccardo alla batteria e Cesare Pastanella alle percussioni.

Il secondo brano scelto è stato “A la verticale” di Sylvian Luc che, senza soluzione di continuità, è sfociato in quello che è stato di certo il momento più lirico ed intenso con il brano di Joe Zawinull, “A remarl you made” (nell’album Heavy Weather dei Weather Report). Un’esecuzione davvero da brividi. Subito dopo il ritmo ha ripreso vigore con “Spirit of the west” degli Yellowjackets, un finale con un altro brano di Zawinull dei Weather Report ( Man in the green shirt), e un bis con Michel Breacker (African skies).

Questo progetto, che nasce subito dopo il lockdown, trasmette tutto il desiderio di rinascita. C’è solo da rammaricarsi del fatto che, essendo previsto il doppio set, sia durato solo un’ora, giusto nel momento in cui tutti avrebbero volto continuare ad ascoltare. Ma anche il set successivo, con Ansuman Biswas, non ha impiegato molto per stupire letteralmente i presenti.

Tra i musicisti collaboratori di Ottaviano (che ricordo ancora una volta che è vincitore per il secondo anno del referendum di Musica Jazz come miglior musicista italiano 2024, nonché Presidente della Federazione Nazionale Il Jazz Italiano), a parte Cesare Pastanella (classe 1970), tutti gli altri sono giovani musicisti, alcuni ex allievi di Ottaviano al Conservatorio di Bari, ma ormai tutti più che affermati. In particolare, Giuseppe Todisco è reduce dalla partecipazione ad Unbria Jazz 2025 nelle file dei Funk Off, Francesco Schepisi reduce dalla pubblicazione della sua opera prima, Elevation, che ha già presentato in diverse occasioni e che presenterà il 2 agosto anche al Beat-Onto Jazz Festival, ma anche Gianluca Acerto con la pubblicazione del suo album “Now you know”, che vede, tra l’altro, la partecipazione in un brano di Mike Stern.

Davvero un bel progetto, con musicisti più che affiatati, che hanno avuto il privilegio di crescere e maturare insieme. Tutto questo grazie a Roberto Ottaviano che ha saputo vedere lontano e sostenere questi giovani musicisti. Ancora grazie ad Abusuan, a Koblan Amissah Bonaventure e al Festival Metropolitano di Bari in Jazz per queste proposte sempre accattivanti.

Davvero una bella serata, al punto che l’altro set merita di essere trattato separatamente in un prossimo articolo. Concludendo questa breve recensione, tutta la Redazione del Cirano Post non può che sostenere l’appello lanciato dal palco di Roberto Ottaviano: non rimaniamo indifferenti davanti al genocidio del popolo Palestinese.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro