La musica cambia quando la “Grande Mela” si sposta dalle nostre parti: Kassa Overall e Brian Jackson infiammano il Bari in Jazz 2025

Dopo i primi appuntamenti baresi, il Festival Metropolitano Bari in Jazz 2025 si è spostato, per due giorni, presso il Granaio Eventi di Locorotondo, in località Figazzano, per quattro concerti tutti da godere. Anche quest’anno, la Direzione Artistica del Festival è affidata a Koblan Amissah Bonaventure.

La prima serata del 18 luglio, ha visto l’alternarsi sul palco di due gruppi davvero affiatati, entrambi provenienti da New York. In comune hanno mostrato un sound ai confini tra il jazz ed il new sound, che di certo hanno sorpreso il numeroso pubblico presente. Due generazioni a confronto (trent’anni di differenza), ma che ci hanno mostrato come sia possibile, ancora oggi, rinnovare il messaggio musicale.

Il primo set è stato affidato al gruppo del batterista americano Kassa Overall (classe 1982), mentre il secondo set ha visto l’esibizione del leggendario pianista e flautista Brian Jackson (classe 1952), capace di trascinare anche il pubblico più restio. Una serata che ha fatto entusiasmare sia la fascia più giovane presente che quella più longeva.

Kassa Overall, classe 1982, è un batterista jazz, produttore discografico, e bandleader statunitense. Nato e cresciuto a Seattle, ha frequentato la Garfield High School, la stessa scuola frequentata da musicisti famosi come Jimi Hendrix e Quincy Jones. Ha iniziato a suonare la batteria da bambino dopo che i suoi genitori avevano regalato una batteria a suo fratello maggiore.

Overall ha continuato a studiare percussioni al Conservatorio di Oberlin, scontrandosi con i suoi insegnanti per la sua passione per l’hip-hop. Inoltre, durante il college, ha sperimentato episodi maniacali che hanno richiesto un breve ricovero ospedaliero e lo hanno portato a dover assumere farmaci. I suoi testi spesso evidenziavano i suoi problemi di salute mentale.

Nel complesso ha vissuto e lavorato a Brooklyn, New York, per quasi quindici anni. Mentre viveva lì, suonando con figure jazz di rilievo tra cui Christian McBride , Ravi Coltrane e la pianista Geri Allen. Per un breve periodo ha suonato anche nella band di John Batiste.

Nel 2019, ha autoprodotto il suo album di debutto, “Go Get Ice Cream and Listen to Jazz”. È stato spinto a pubblicare il suo primo lavoro da solista dopo la scomparsa di Roy Hargrove , che appare in una traccia dell’album.

Il suo secondo album, “I Think I’m Good”, è stato pubblicato nel 2020. L’album vede nuovamente la partecipazione di artisti della comunità di Overall, tra cui Vijay Iyer, Brandee Younger e Angela Davis.

Nel 2023, Overall è stato menzionato nella panoramica del New York Times sulla musica jazz del XXI secolo. Nell’articolo, la batterista e vincitrice di un Grammy Award, Terri Lyne Carrington indica Overall come uno dei suoi artisti preferiti del nuovo millennio. Lo descrive come un “eminente miscelatore di stili, capace di giustapporre con successo i generi attraverso la sua competenza nella produzione e l’uso di forme melodiche e armoniche che fondono con sapienza il nuovo con il vecchio”.

Nominato ai Grammy nel 2021, è tra i nomi più innovativi della scena, Kassa Overall porta sul palco una miscela esplosiva di jazz d’avanguardia, hip-hop e musica elettronica. Con il suo nuovo album “Animals” (Warp Records), il batterista esplora i paradossi dell’identità nera nell’America contemporanea, combinando liriche taglienti con la libertà dell’improvvisazione jazz. Una performance potente, tra musica live, denuncia sociale e contaminazioni elettroniche.

Con lui sul palco, una band davvero formidabile, con una capacità staordinaria di scambiarsi gli strumenti: Emilio Modeste sax tenore e soprano, Bendji Allonce alle percussioni, Matt Wong al Rhodes piano e alle tastiere, e Tomoki Sanders (figlio del leggendario  Pharoah Sanders) al sax alto, tastiere e percussioni.

A seguire, sullo stesso palco, un altro musicista statunitense, Brian Robert Jackson (classe 1952), tastierista, flautista, cantante, compositore e produttore, noto per le sue collaborazioni con Gil Scott-Heron negli anni ’70. Il suono del suo Rhodes piano e gli accompagnamenti al flauto sono stati un elemento caratterizzante in molte delle loro composizioni.

Jackson è nato a Brooklin. Ha studiato musica a Fort Greene con l’insegnante d’infanzia di sua madre, Hepzibah Ross (affettuosamente chiamata “zia Heppie”), con la quale ha preso lezioni per sette anni. Quando la madre non fu in grado di continuare a pagare le lezioni, zia Heppie riuscì a fargli ottenere una borsa di studio, affermando semplicemente che Jackson mostrava “grandi promesse”.

Dal 1965 al 1969, Jackson fa frequentato la Erasmus Hall High School di Brooklyn , dove ha conosciuto altri musicisti con i quali ha iniziato a formare gruppi esterni, partecipando nel contempo ai programmi musicali della scuola.

L’incontro fra Jackson e Gil Scott- Heron avvenne mentre i due frequentavano la Lincoln University (Pennsylvania). Iniziò una collaborazione decennale di scrittura, produzione e registrazione. Jackson compose la maggior parte della musica che lui e Scott-Heron eseguirono e registrarono insieme. Nel 1971 i due pubblicarono il loro primo album insieme, “Piece of a man”, con Ron Carter al basso. Altri album degni di nota sono stati “Free Will” (1972) e Winter in America (1974), indicato successivamente come “un capolavoro di malinconia del ghetto e cruda gravitas politica”. Il suo più grande successo con Scott-Heron, è stato “The Bottle” del 1974. Nel 1979, avevano registrato dieci album, con altro materiale inedito emerso nelle successive uscite di Scott-Heron dopo la loro separazione del 1980.

Jackson ha continuato ad essere attivo negli anni ’80 e ’90, lavorando, tra l’altro,  con gli Earth, Wind & Fire e Stevie Wonder. Il primo album solista di Jackson, “Gotta play” pubblicato ad ottobre 2000, includeva esibizioni come ospiti di Roy Ayers e Scott-Heron.

Dal 1983 al 2017 Jackson è stato programmatore e project manager nella divisione IT della città di New York.

Sul palco un gruppo di musicisti straordinari come Lex Cameron alle tastiere, flauto e chitarra, Freddie Thompson al basso e Paul Jones alla batteria.

Un gran finale di concerto con una versione più che trascinante, con tutto il pubblico assiepato sotto il palco, del brano “ The bottle”. Quasi dieci minuti di delirio collettivo, segno di alto gradimento del pubblico presente. Davvero una serata inebriante.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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