
Ah, ecco il solito spettacolo tragicomico del generale Vannacci, il quale si è posto pubblicamente la domanda “Chi mandiamo a morire al fronte, quelli che sfilano al Pride?”.
Ma sì, dai, mandiamoci pure loro tanto lui, che è già generale, rimane comodamente in piazza a fare comizi e a vendere libri zeppi di rancore.
Ma davvero, generale, non le è venuto in mente che se proprio qualcuno dovesse andare a fare la guerra che lei tanto sogna, forse sarebbe più dignitoso per lei andarci per primo, col suo berretto stirato e le medagliette luccicanti di retorica? No, troppo scomodo. Più comodo sparare sentenze contro chi manifesta per i propri diritti civili, mentre lei brandisce l’eroismo come fosse una clava per ridurre tutto a un “noi veri uomini” contro “voi diversi”.
Per chi non l’avesse ancora capito, questa è la destra di oggi: un teatrino dove un europarlamentare si permette di usare la parola “morire” come minaccia simbolica, dove chi ama la libertà viene trattato come un cittadino di serie B, buono solo ad essere sbeffeggiato.
A proposito di morire per la Patria, generale, le dedico un pensiero musicale: “Il disertore” di Boris Vian, poi tradotta ed interpretata da Ivano Fossati. Sa, quella canzone dove si dice chiaramente che a certe guerre non ci si presta, che “non ho mai avuto un solo nemico”, che “andrò a seppellirmi in montagna”? Ecco, magari se la riascolti. Perché c’è più dignità in quelle strofe pacifiste che in tutte le sue arringhe sul coraggio virile.
Se proprio le brucia che qualcuno preferisca vivere libero piuttosto che farsi spedire al macello, la soluzione è semplice: vada lei al fronte. Nessuno la trattiene. Noi, intanto, continueremo a difendere il diritto di esistere di tutti, anche di quelli che lei vorrebbe ridurre a caricature da insultare sul palco.
“Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni questo paese devastato dal dolore, ma non vi danno un po’ di dispiacere, quei corpi in terra senza più calore?” (Franco Battiato)
Cadetto di Guascogna