La bellezza, la grazia, l’originalità delle stelle del Balletto dell’Opéra di Parigi, ospiti di ResExtensa Dance Company / Porta d’Oriente Kor’sia, hanno incantato il “DAB Festival – DanzABari” 2025

Orgogliosamente Bari ha ospitato sui palchi dei Teatri Piccinni, Abeliano e Kismet, nella settimana tra il 29 maggio ed il 7 giugno, l’edizione 2025 della rassegna dedicata alla danza contemporanea “DAB Festival – DanzABari“, in collaborazione con il Comune di Bari e Puglia Culture, che ha visto alternarsi non solo giovani compagnie emergenti in coreografie internazionali ma anche étoile di altissimo livello.

Chi ha scelto di prendere posto tra le fila del Teatro Kismet l’ultima sera della kermesse, ne è uscito senza dubbio con occhi colmi di bellezza, di grazia, di originalità e di assoluta apparente semplicità. 

Grazie all’idea di ResExtensa Dance Company / Porta d’Oriente Kor’sia nella persona della preziosa e dolcemente emozionata Elisa Barucchieri, complice  un teatro che si è sempre posto (fortunatamente) sulla frontiera dell’avanguardia, otto, solo otto, straordinari ballerini, stelle del Balletto giunte direttamente dell’Opera di Parigi, hanno inchiodato i fortunati spettatori sulle loro poltroncine. E lo hanno fatto facendo vibrare i loro corpi perfetti, plasmati da un durissimo lavoro che l’arte, a quei livelli, pretende, e che hanno di  volta in volta preso forma in raffinate movenze amplificate da un sapiente e magico gioco di luci che ha sottolineato ogni muscolo ed ogni piccolo ma essenziale  movimento.

L’esibizione si è snodata attraverso la narrazione di “Histoire Courtes” (storie corte) che formalmente hanno inaugurato l’encomiabile progetto “Danze per la  solidarietà” che vede i proventi, epurati dei diritti della SIAE, essere devoluti interamente a cause o finalità solidali, individuate in collaborazione con  le amministrazioni e le istituzioni pubbliche coinvolte, come coralmente ci spiegano al principio dell’esibizione, la vice sindaca del Comune di Bari e la stessa Barucchieri, giustamente orgogliosa di essere la pioniera di questa ammirevole iniziativa che porterà l’arte a coloro che all’arte non possono accedere, con ciò facendosi portavoce di un messaggio di condivisibile solidarietà. 

Il sipario si apre e si chiude ad ogni narrazione di ciascuna “histoire” nella quale i protagonisti, su musiche sempre differenti, come differente è  di ciascuna la struggente bellezza, nella gran parte sono impegnati in passi a due con i quali ci raccontano ora una storia di machismo e di  dipendenza dalla violenza, ora di un incontro di anime che trovano insieme la felicità fuggevole per poi perdersi, ora la perdita di un amore tanto lancinante da far sanguinare il cuore. Non vi è coreografia che non ci sia entrata dentro e non abbia suscitato in noi un sentimento o un’emozione.  Difficile non seguire i corpi nei loro fluidi, sinuosi ed armonici movimenti, non farci sorprendere da improbabili ed irripetibili intrecci di braccia o di  gambe che spesso ci restituiscono l’idea non di avere di fronte degli esseri umani fatti di articolazioni e ossa bensì di oggetti dalle apparenti sembianze umane composti di una sorta di plastilina capace com’è di assumere qualunque forma il suo ideatore ne voglia dare.

E quando il senso di leggerezza e di morbidezza si materializza dinanzi a noi sotto forma di un meraviglioso cigno bianco di grazia indefinita, interpretato dall’étoile Hannah O’Neill, che rimane per tutto il tempo della omonima partitura sulle punte a rappresentarne l’iconica morte, non possiamo che chinarci in segno di  profonda ammirazione che ci conferma quanto la forza e la potenza in un ballerino sia inversamente proporzionale alla sua capacità di farsi etereo. Le coreografie, per farsi storia, non hanno richiesto né avuto bisogno di scenografie eccentriche durante le performances, tutt’altro! Sono bastati solo giovani corpi femminili e maschili coperti da vesti essenziali a comporre i quadri incorniciati da luci alternativamente evanescenti  o intense a sottolinearne i pathos di originali coreografie.

Anche il buio, inaspettatamente, è stato protagonista alla fine della preziosa kermesse, sulle prime inquietante è divenuto potente allorquando ha dato forma ad una sagoma morbida interamente d’argento che via via, dal fondo della scena ne ha acquistato il centro con un incedere lento interpretando una versione assolutamente inedita, originale e moderna della morte del cigno (sempre sulle punte!)  quasi a farci immaginare il suo infausto destino sublimato in una dimensione stellare.

Peccato non aver potuto affidare i nomi di  Alex Ibot, Daniel Stokes, Antonio conforti, Yvon Demol, Naïs Duboscq, Letizia Galloni, Jennifer Viscosi a ciascun volto e corpo che però ci sono rimasti impressi nella mente grazie anche alle coreografie di Yves Demol, Simone ¥alastro Benjamin Millepied, Yvon  Demol, Michel Fokine ed Axel lbot e, dulcis in fundo, di Carolyn Carson che hanno dato vita ad un programma raffinato e suggestivo, di alto livello artistico.

Viva, dunque,  il progetto “Danze della Solidarietà”, e le tante altre novità che il Centro Nazionale di Produzione della Danza – Porta d’Oriente, a cura di ResExtensa,  vorrà nelle prossime edizioni condividere con il nostro territorio, perché è vero che “l’arte ci insegna a vedere. E chi impara a vedere non può voltarsi dall’altra parte”.

Gemma Viti

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