
Oggi, venerdì 20 giugno alle ore 21.00, con replica il 21 giugno, sempre alle ore 21.00, al Teatro Grande di Pompei debutta in prima assoluta italiana “Golem” di Amos Gitai, inaugurazione di prestigio dell’ottava edizione del festival Pompeii Theatrum Mundi.
Lo spettacolo verrà recitato in tedesco, inglese, arabo, spagnolo, francese, ebraico, russo, yiddish e sovratitolato in italiano.
Quali sono le nostre armi per sopravvivere alla ferocia delle guerre? Come resistere e reinventarsi? Amos Gitai torna con un nuovo spettacolo sul Golem: figura leggendaria proveniente da testi cabalistici, il Golem è una creatura di argilla creata per proteggere la comunità ebraica in risposta alle persecuzioni. È una sorta di magia, una specie di composizione, una combinazione matematica, per creare un essere artificiale capace di combattere la natura, i nemici, l’odio, la miseria.
Sul palcoscenico si dispiega un vero e proprio mosaico sensoriale di storie e testimonianze, portato da una compagnia cosmopolita di attori e musicisti con lingue, origini e tradizioni plurime. Con questa creazione teatrale, Gitai sovrappone questo mito alle questioni contemporanee sul rapporto tra creazione e distruzione, tra progresso e disastro, creando una parabola sul destino delle minoranze.
Nel nostro piccolo – afferma Gitai in una recente intervista radiofonica – con i nostri spettacoli, come House e Golem, che abbiamo portato in scena al Théâtre de la Colline qualche settimana fa su invito di Wajdi Mouawad, a cui sono legato e che milita a favore del dialogo, tentiamo di dimostrare che israeliani, palestinesi, iraniani e francesi possono calcare le tavole dello stesso palcoscenico e realizzare insieme un lavoro creativo, e anche amare. Certo, siamo artisti; un cineasta, un regista teatrale non possono modificare la realtà con un film o una pièce.
Un film o una pièce non possono intervenire su ciò che accade hic et nunc ma possono preservarne la memoria. Cito spesso l’esempio di Guernica… Con il suo dipinto, Picasso non ha impedito la guerra civile e il franchismo, ma ha mantenuto viva la memoria di quella storia… e nel tempo la Spagna è diventata un paese democratico. Questo, secondo me, è il ruolo dell’arte. E vale anche per i rapporti umani individuali. Quando interagisco con la mia attrice palestinese, Bahira Ablassi, per incoraggiarla e darle consigli sul suo lavoro, non facciamo una formale dichiarazione di intenti, ma dimostriamo, nel nostro piccolo, che questa relazione è possibile. Questo dobbiamo fare oggi, moltiplicare gli incontri, i racconti, anche le azioni minime per dimostrare che al di là di questo abisso, di questa terribile situazione, si può costruire qualcos’altro. (Amos Gitai)