
Un’atmosfera pop jazz, raffinata, dai contenuti ricercati, a tratti poetici, ma anche briosa, è stata quella che ha avvolto un gremito Teatro Forma di Bari dal cui palcoscenico, per quasi due ore, la voce strepitosa di Simona Molinari e la musica dei Maestri Claudio Filippini al pianoforte ed alla tastiera, Nicola Di Camillo al basso elettrico e Fabio Colella alla batteria, hanno fatto vivere e ripercorrere con assoluta maestria le tappe che hanno segnato l’evoluzione artistica dell’interprete, emblematicamente individuata con il termine “Kairos“, lo stesso conferito a questo concerto.
La scelta di questa parola non è casuale, è frutto di un’attrazione verso il concetto del tempo che i greci amano distinguere in “Kronos” – quando intendono riferirsi al tempo cronologico nel quale si susseguono i nostri quotidiani affanni – ed in “Kairos” o tempo denso o anche opportuno, quello nel quale diamo vita ai sogni, ai progetti, alle relazioni e all’amore, quello in cui tutto può accadere, e che dà inevitabilmente senso alle nostre vite.

E così, con e grazie alla nostra “voce guida” viviamo anche noi il nostro Kronos attraverso i testi e le musiche generate nei tempi densi della Molinari, come quello che narra la storia di una donna libera nell’allegra e profonda “Lei Balla da Sola”, o l’intimo “Davanti al mare”, nel quale non è difficile immedesimarsi negli stati d’animo retoricamente rappresentati dalle tempeste e dai silenzi.
Le doti canore non le mancano certo nemmeno in brani che di sicuro rieccheggiano tutt’ora nell’Olimpo della Musica, come l’intramontabile “Mr. Paganini”, brano appartenuto alle inconfondibili corde vocali di Ella Fitzgerald. Con esso ci addentriamo in una storia che prende avvio in un armadio ideale nel quale la Molinari amava chiudersi da piccola ogni qual volta voleva dar forma al sogno di diventare una grande cantante supportata da una sua band ripercorrendo le tecniche ed i vocalizzi dei suoi beniamini, e quella che viene fuori del “You’ll have to swing it” è un’interpretazione che avrà fatto strizzare sicuramente un occhio della stessa “First Lady Song” in segno di approvazione.
Nella lunga scaletta non poteva mancare il pezzo “Egocentrica”, che segna il suo lancio discografico e la partecipazione al Sanremo 2009 nella categoria delle proposte e che nella terza serata viene interpretata in duetto con Ornella Vanoni.
Ma i tempi densi si susseguono, al pari delle stagioni della vita.

“Amore a prima vista” racconta il tempo dell’innamoramento, che lascia il passo a quello dei disinganni , quello nel quale il disincanto, per la Molinari, porta inevitabilmente via una parte di noi lasciandoci dei segni ed una sorta di profonda malinconia, quella che proviamo ascoltando “La Verità”. Un testo che dà voce ad una donna ingannata che non crede più nella verità della sua storia ma solo nelle emozioni e nei lividi che si porta dentro di sé, il cui dolore ci viene restituito con acuti talmente densi da immedesimarci – ancora una volta – in esso.
E con il tempo degli addii inevitabilmente l’atmosfera si fa ancora più lirica e riflessiva perché i ricordi in musica, nel testo “Nell’Aria” , diventano occasione per far rivivere un amico caro della Molinari scomparso durante il ben noto terremoto che colpì l’Aquila.

Ma i contenuti si arricchiscono con un brano insignito della Targa Tenco, ed estratto dal progetto “Hasta siempre Mercedes”, voluto per omaggiare Mercedes Sosa, cantante ed attivista dei diritti civili simbolo dell’Argentina, sua terra, e della lotta per la pace contro la dittatura. E’ “Nu fil e’ voce”, un inedito napoletano dal messaggio potente: “Ogni vita si può raccontare con un filo di voce, perché quando urli tutti sono costretti a voltarsi, ma quando sussurri, solo chi è veramente interessato ti ascolta…” .
Ma vi è anche il tempo di ballare e giocare con il pubblico e così in chiusura di serata si passa per un fantastico arrangiamento di “In cerca di te. Perduto amor”, uno standard swing rimaneggiato da numerosi interpreti, e che nell’occasione parte con l’abito originale degli anni ‘40 per arrivare agli anni 2000, attraversando e vestendo armonizzazioni tipiche di ciascuna decade temporale, con l’effetto stupefacente e divertente di riconoscere in esse contemporaneamente il leit motive che cantava Natalino Otto ed un irriverente Gangnam Style (per citare solo l’ultimo).

Il richiamo, ultimo, al jazz, quello che entra nelle vene ed in ogni singolo organo pulsante del corpo e che ci fa muovere con ritmo irresistibile arriva ancor di più con un brano del 2011 – “Forse” con il quale tutto il pubblico in sala è invitato ad intonare cori ma grazie al quale abbiamo modo di sugellare in noi l’idea di essere presenti dinanzi ad una band di alto livello (sappiate che io tiferò sempre per il pianista per le mie piccole scorribande di gioventù sui tasti bianchi e neri) che ha così occasione e tempo di dar spazio ad assoli di tutto rilievo tributati da lunghi applausi.
L’acclamato bis ci ha riportati emotivamente indietro nel tempo, esattamente al 1986 ed al film The Mission, ed alla sua inconfondibile colonna sonora legata a “A rose among thorns” di Ennio Morricone della quale la talentuosa Molinari, che scivola con maestria tra i generi musicali come un’abile pattinatrice, ci restituisce una sentita ed ottima interpretazione e sulla quale il pubblico, il quinto (ed indispensabile) musicista, come ama definirlo lei stessa, a fatica abbandona il teatro, sebbene ne sia spinto fuori da un certo (ma piccolo) risentimento giunto dalle note del brano originale lasciato andare sullo sfondo dei saluti finali.
Serata di qualità per la quale non ci si può dimenticare l’apparato organizzativo ed l’attenta direzione artistica di Carlo Gallo.
Gemma Viti
Foto livemusicphotography
dalla pagina Facebook dell’artista