La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Palermo

Sgombriamo subito il campo da equivoci: la vittoria del Bari contro il Palermo è stata limpida, meritata, costruita con intelligenza e cuore. Un 2-1 che pesa, non solo in classifica, ma anche sul piano psicologico e simbolico, perché ottenuto contro una delle corazzate del campionato. Eppure, al San Nicola, Davide ha di nuovo battuto Golia.

Il ricordo è subito andato alla sfida contro lo Spezia: anche lì il Bari aveva dominato per tutti i cento minuti – recuperi inclusi – mostrando qualità, spirito collettivo e un’identità definita. Ma troppo spesso, in questa stagione, queste prestazioni sono rimaste isolate, episodi sporadici in un racconto incerto. Per questo, quella di venerdì non è solo una vittoria, ma una domanda aperta: è il segnale di una rinascita o l’ennesima fiammata?

La gara è stata interpretata al meglio sin dal primo minuto. Il Bari ha giocato con umiltà, concentrazione e l’approccio giusto: ordinato in difesa, compatto in mezzo, pericoloso in avanti. Di fronte, un Palermo che si è presentato con l’etichetta di squadra solida e ambiziosa, forte di esperienza e qualità, ma che ha finito per affidarsi alle iniziative dei singoli. Ha segnato con Pohjanpalo – proprio lui, al cinquantesimo centro in Serie B, come a ricordarci che la legge di Murphy è sempre pronta a farsi viva con il Bari – ma per il resto ha creato solo confusione. Verre e Brunori, ingabbiati da un centrocampo biancorosso attento e organizzato, sono usciti di scena senza lasciare traccia.

Il Bari, invece, ha vinto con la forza del gruppo. Una metamorfosi ovidiana, per usare una suggestione colta: da squadra fragile e intermittente a collettivo solido, finalmente capace di costruire e credere. Una prova da squadra vera, resa ancora più preziosa dalla prestazione maiuscola di Falletti, che – come già contro lo Spezia – ha mostrato il suo valore aggiunto. Quando decide di giocare, diventa inafferrabile, pensante, determinante. Eppure sorprende la sua uscita anticipata, anche se il suo sostituto, Bellomo, ha risposto presente con l’assist decisivo per il gol di Simic, che ha regalato tre punti pesantissimi.

A volte il calcio, come la letteratura, vive di personaggi in cerca d’autore. E il Bari, in questa stagione, ha spesso dato l’impressione di cercare una trama coerente, un’identità forte. venerdì, finalmente, ha trovato il proprio copione. Come in ogni buon romanzo di formazione, c’è un momento in cui il protagonista smette di farsi domande e inizia a camminare. Il Bari ha camminato, anzi ha corso, con lucidità e spirito di sacrificio.

Da segnalare anche le prove di Favilli, in ottimo momento e meritevole di maggiore spazio, e di Lasagna, che ha sì fallito un’occasione clamorosa, ma ha lottato fino all’ultimo. I fischi alla sua uscita sono stati ingenerosi, perché l’impegno non è mai mancato. Il dato confortante è che anche chi gioca meno – Maiello, Bonfanti, Oliveri, lo stesso Falletti – ha dato segnali importanti, dimostrando che la panchina può finalmente essere una risorsa e non un limite.

Longo, da parte sua, ha confermato la sua capacità di preparare al meglio le sfide contro squadre forti: lo ha fatto con lo Spezia, lo ha rifatto con il Palermo. Ora deve saper dosare energie e motivazioni, aggiungendo – come avrebbe detto Italo Calvino – quel “pizzico di sale” fatto di leggerezza e misura. Perché il finale di stagione è ancora tutto da scrivere.

Da febbraio, contro il Frosinone, non arrivavano i tre punti. Questa vittoria rilancia le ambizioni playoff e dà nuova autostima a un gruppo che ha spesso dato l’impressione di sottovalutare se stesso. “La fortuna aiuta gli audaci, ma la costanza premia i saggi”, scriveva Baltasar Gracián: il Bari ha mostrato audacia, ora deve trovare continuità.

Il prossimo banco di prova sarà a Bolzano, contro il Südtirol, una di quelle squadre che il Bari tende a soffrire. E lì, lontano dalle luci del San Nicola, per dirla con Dante, “parrà la sua nobilitate”. La corsa è aperta. La speranza, più viva che mai.

Massimo Longo

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