La settimana sportiva: l’analisi di Venezia – Bari

Il “Penzo” di Sant’Elena ha ospitato una sfida che profumava di alta classifica e di riscatto. Da una parte il Venezia, deciso a tornare subito in Serie A e affidato a Stroppa, un allenatore vincente, reduce da un precampionato brillante e dal 4-0 al Mantova. Dall’altra il Bari, totalmente rivoluzionato, reduce dalla sconfitta di San Siro e da un mercato ancora incompleto, ma con la voglia di sorprendere. Caserta, privo di Gytkjær, ha scelto un undici con tridente offensivo: Cerofolini, Dickmann, Vicari, Nikolaou, Dorval, Braunöder, Verreth, Pagano, Partipilo, Moncini, Sibilli.

Il Venezia ha dominato nel primo tempo: prima Doumbia con un colpo di testa, poi il gol annullato a Schingtienne e infine la rete valida di Bjarkason. Sono seguiti altri due gol annullati (Yeboah e ancora Bjarkason), mentre il Bari sembrava incapace di reggere l’urto. Proprio nel momento più difficile, Dorval ha trovato il pareggio convalidato dal VAR, ma il Venezia ha continuato a spingere con Busio e ancora Doumbia, fino al gran gol dalla distanza di Duncan. Un gol che ha assunto i tratti dell’ironia del destino: il suo ultimo centro in serie B risale ai giorni in cui, grosso modo, Papa Francesco si insediava al soglio pontificio. Da allora un’intera epoca calcistica è passata, eppure il Bari si è prestato col suo noto paradosso di resuscitare un marcatore dimenticato. Così il primo tempo si è chiuso con un Venezia capace di segnare cinque volte (tre annullate, due convalidate) e col Bari che ha dato l’impressione di voler limitare quantomeno i danni vista l’enorme sproporzione tra le due squadre in termini di gioco.

Il copione non è cambiato nel secondo tempo: il Venezia attaccava in massa, sette-otto uomini in area, mentre il Bari cercava di scuotersi con l’ingresso di Rao. Pagano ha colpito la traversa dopo una giocata personale, simbolo della differenza tra le due squadre: al Venezia riescono i “gol della domenica”, al Bari no. Poi i pugliesi hanno avuto un sussulto: occasioni per Sibilli, Braunöder e Rao, che di testa ha trovato uno straordinario intervento di Stankovic. Caserta ha inserito Castrovilli al posto di un Moncini evanescente, ma i lagunari hanno continuato a sciupare (Fila due volte), mentre il Bari ha sfiorato il pari con una rovesciata di Rao. Il secondo tempo è stato così fatto di illusioni e rimpianti: Venezia padrone del gioco, Bari vivo ma incapace di ribaltare una storia segnata già nella prima frazione.

La prima sconfitta del Bari lascia un retrogusto amaro: la partita è stata divisa in due atti, come in un dramma classico. Il primo, tutto del Venezia, che ha concluso diciotto volte a rete; il secondo, del Bari, che ha mostrato orgoglio e carattere. Montale parlava del “varco” da cui intravedere la possibilità di resistere: quel varco il Bari lo ha mostrato nella ripresa.

Il Venezia ha confermato di essere una squadra compatta e costruita per la promozione immediata ma soprattutto già pronta. Il Bari, invece, è un cantiere aperto: il secondo tempo ha mostrato segnali di crescita, ma la squadra resta fragile e disorganica. Positivo l’ingresso di Castrovilli, ma occorre amalgama e soprattutto chiarezza sul mercato, dove servono almeno quattro rinforzi (un centrale difensivo esperto, due centrocampisti e un attaccante). Dorval e Dickmann, terzini offensivi, mettono a rischio una difesa a quattro; forse occorrerebbe pensare a una linea a tre o reperire altri due giocatori adatti a quel ruolo. In attacco Moncini non convince, Partipilo e Pereiro appaiono indietro, mentre Rao potrebbe presto meritare una maglia da titolare. Cerofolini ha dato sicurezza, Vicari e Nikolaou hanno offerto segnali incoraggianti. Restano invece interrogativi su giocatori come Bellomo e Antonucci.

Il Bari non può essere giudicato oggi: “Chi ben comincia è a metà dell’opera”, ammoniva un antico proverbio greco, ma chi comincia con fatica non è condannato al fallimento, a patto di crescere e chiarire gli obiettivi. Per ora si deve mettere in conto qualche altra sconfitta, senza panico. Il Bari, con l’attuale proprietà, non è ancora una squadra pronta come Venezia, Palermo, Empoli o Frosinone: resta una formazione da medio-bassa classifica, con margini di crescita ma senza garanzie.

Come ricordava Lorenzo de’ Medici, “del doman non v’è certezza, chi vuol esser lieto sia”. Questa sconfitta porta malinconia, come nella canzone di Aznavour (“Com’è triste Venezia”), ma lascia anche un seme di speranza: quel secondo tempo dimostra che Caserta può costruire un Bari combattivo e con un’identità, per affrontare un campionato appena iniziato.

Massimo Longo
Foto concessa da SSC Bari

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