
Un pomeriggio di metà luglio, caldo fuori e tanto fresco nelle sale: sul grande schermo partono le prime scene del film “Unicorni” e pensi di aver fatto la scelta giusta. Sì, perché la vicenda raccontata sin da subito ti coinvolge con tante frasi d’effetto che si susseguono, come “la lasagna è di destra, la pasta è sovranista” all’interno di un semplice contesto di pranzo allargato di una famiglia ancora più allargata.
Ci troviamo nel nuovo film diretto da Michela Andreozzi, che è al momento, forse il migliore, scritto insieme a Tommaso Triolo e Alessia Crocini (Presidente delle famiglie Arcobaleno), riuscendo in modo netto e lineare ma sempre accattivante ad affrontare il tema dell’identità, della genitorialità e della felicità.
La narrazione volutamente fiabesca e a tratti disneyana del film, presentato al Giffoni, rimanda in maniera chiara (anche nella stessa locandina) con i colori e la fotografia a “Wonder” di Stephen Chobsky, nel quale venivano posti sotto la lente i medesimi temi oltre alla annosa difficolta di fare sempre “la scelta giusta”.

Il film si apre, come accennato prima, con un grande pranzo in una famiglia allargata, cadenzato dalle solite chiacchere, popolane e populiste, scambiate con approssimazione e superficialità: c’è Stefano (Lino Musella), il maschio etero che non vede aldilà del proprio naso, la coppia omossessuale, poi c’è Lucio (Edoardo Pesce), padrone di casa e marito di Elena (Valentina Lodovini); accanto l’ex moglie di Lucio ovvero Marta (Donatella Finocchiaro) e la figlia che hanno avuto insieme, ormai teen-ager, Diletta (Rosa Gabriele).
Elena e Lucio sono i genitori del meraviglioso Blu (Daniele Scardini), 9 anni e protagonista di questa bellissima storia d’amore, inclusione ed empatia: ha i capelli lunghissimi, gioca con le bambole e adora vestirsi da ragazzina o meglio da Sirenetta.
I genitori, liberali e progressisti, permettono al ragazzino di vestirsi ed essere chi vuole essere, ma solo nelle quattro mura di casa, perché “il mondo lì fuori è brutto” ripete sempre il papà Edoardo, che si rende conto, piano piano, di non comprendere davvero ciò che può rendere felice suo figlio.

Se Blu, infatti, ricerca la sua felicità e la sua identità, Unicorni si sofferma sulla genitorialità e sull’impreparazione di una generazione che arriva ad un bivio fondamentale della propria vita troppo tardi e con pochi mezzi a propria disposizione.
Il film, nonostante gli stereotipi e le battute sottolineate, raggiunge i cuori e le anime empatiche, parlando di un tema di nevralgica rilevanza.
Samantha Pinto