
Nelle sale cinematografiche dal 17 Aprile il nuovo film di Guido Chiesa “30 notti con il mio ex”, distribuito dalla PiperFilm e prodotto da Colorado Film che vede protagonisti un “rodato” nel genere Edoardo Leo (nella parte del meticoloso e ansioso Bruno) ed una un po’ folle Micaela Ramazzotti (sua ex moglie Terry) alle prese con una relazione decisamente complicata a causa di una condizione di fragilità mentale che li porterà a cercare una loro dimensione alternativa e comunque positiva.

Bruno è un uomo decisamente ordinato, organizzato e per questo molto ansioso, che ha dovuto negli ultimi due anni “reinventare” la propria vita con sua figlia adolescente Emma (Gloria Harvey al suo debutto sul grande schermo), dato che Terry, sua ex moglie nonché mamma di Emma, era in cura in una comunità. Arriva però il giorno in cui la donna può essere dimessa per un graduale inserimento nella società e trascorrere trenta giorni accanto al suo ex marito e a sua figlia.
Da qui s’innesca una situazione tragicomica che vede Bruno, inizialmente riluttante e timoroso, deciso ad accettare per un amore incondizionato verso la figlia e che porterà tutti a rimescolare le carte e a rivalutare le proprie priorità.

Un remake di un film spagnolo che trova in Leo e Ramazzotti gli interpreti giusti e in particolare quest’ultima ha avuto modo in più occasioni di cimentarsi in ruoli “pazzerelli”, ma in questo film si confronta con una donna non chiusa in se stessa e che ha la mente “affollata” di voci che vogliono toglierle la serenità e rendono ancora più intensa la sua fame di vita e di far parte di una famiglia, la sua famiglia, mentre dall’altra parte c’è Bruno che si è rimboccato le maniche per far crescere una figlia, entrata nella fase della contrapposizione.
Il regista, grazie anche alla sceneggiatrice Nicoletta Michelin, ci fornisce le informazioni relative ad un argomento così serio ed attuale come la salute mentale ma stemperandole con un sorriso; infatti il tema del disagio mentale è affrontato con una certa leggerezza in favore di un racconto romantico. Un’operazione non nuova al regista, autore di commedie come “Cambio tutto!” e “Ti presento Sofia”, che affrontano temi importanti ma “spogliati” della problematicità, rendendoli più lievi e positivi, grazie anche alla vivida fotografia.

A veder meglio, il titolo del film avrebbe potuto – e forse dovuto – essere “30 giorni con la mia ex” perché il punto di vista centrale è quello di Bruno, personaggio in cui Edoardo Leo si destreggia molto bene, in modo che la sua prova attoriale risulta convincente e piena di sfumature. Dall’inizio alla fine della storia si snodano diversi personaggi, a partire dalla figlia Emma, ai colleghi di lavoro o al fidanzato della figlia, che empaticamente fanno da supporto ad una commedia che potrebbe facilmente essere “trasportata” a teatro per la dinamica e la caratterizzazione dei personaggi.
Samantha Pinto