
Il Duke Jazz Club di Bari non finisce di sorprenderci: è andato in scena il gruppo guidato da Giuseppe Bassi con i suoi Funklives. Più volte abbiamo ascoltato Bassi, ma in in contesti più tradizionali. Questa volta è riuscito a sorprenderci con un progetto particolarmente “esplosivo”.

Insieme a Giuseppe Bassi, contrabbassista barese (questa volta anche con il suo basso elettrico), ormai affermato anche a livello internazionale, l’altra star presente sul palco è stato il sassofonista barese Gaetano Partipilo, con un’attività di tutto rispetto che va avanti da ben oltre un ventennio, con splendide collaborazioni e progetti sempre particolari. Insieme a loro, un manipolo di musicisti giovanissimi, ma che hanno dimostrato di non avere nulla da invidiare a colleghi più collaudati. Nelle presentazione iniziale. Giuseppe Bassi ha esaltato le qualità di questi giovani musicisti, definendoli a volte i migliori in assoluto. Molti dei presenti, me compreso, che non avevamo ancora avuto occasione di ascoltarli dal vivo, abbiamo pensato che forse Bassi voleva esagerare, ma a concerto terminato abbiamo dovuto dargli ragione.

La voce intensa di Maria Teresa Cifaratti, in arte Nurja, il drumming sostenuto di Gianluca Porro, il sound accattivante del sax di Pako Baldassarre e le atmosfere rarefatte delle tastiere elettriche di Antonio Vinci hanno creato un sound davvero unico. Anche l’intervento di Alberto di Leone con la sua tromba, solo nell’ultimo brano, non ha fatto altro che sistemare la ciliegina sulla torta. Una bella serata divertente, piena di ritmo e per certi versi scanzonata, ma senza mai cadere di tono. Assoli a non finire, dai due sassofonisti al basso e contrabbasso, e con un Gianluca Porro davvero scatenato che ha dato un ritmo incalzante per tutto lo spettacolo. Ma soprattutto con una voce solista calda ed aggressiva davvero notevole. Un gran bell’ensemble.

Questo progetto non nasce per caso, ma affonda le radici nel triste periodo Covid, in quei mesi in cui tanti musicisti si sono ritrovati chiusi in casa, privati del loro pubblico, con la sola speranza di riprendere quanto prima una normale attività. Ed è così che Giuseppe Bassi non ha trovato di meglio che scrivere, componendo nuovi brani, che hanno visto successivamente la luce in una registrazione del 2022 (pubblicata a fine maggio 2023) dal titolo “The nine lives od the soul” Un progetto che vede la partecipazione, oltre a Partipilo, Baldassarre e Porro, la cantante americana Joanna Teters, con Paolo Sessa alle tastiere, oltre ad ospiti di eccezione in alcuni brani, come Roberto Ottaviano e di Aldo Di Caterino.

Durante il concerto sono stati presentati tutti i brani del CD, compreso un “brano fantasma” dal titolo “Puppets and cloud”, anch’esso presente nel CD, ma non indicato in copertina (l’omissione mi sembra voluta, visto che su YouTube il brano è presentato come Ghost Track). In particolare, questo brano è stato composto da Giuseppe Bassi con la partecipazione della moglie Hsueh Ju Wu. Durante il lockdown avevano pensato di mantenere vivo il collegamento con il loro pubblico attraverso la realizzazione on line di spettacoli musicali (anche la moglie è una affermata contrabbassista), utilizzando pupazzi e facendo accostamenti azzardati (per esempio Braccio di ferro e Goldrake).

Tra i tanti brani, un’attenzione in più merita “The loneliness of Godzilla”, che racconta la solitudine di questo mostro ormai estinto, ma che grazie ad esperimenti nucleari ritorna in vita in un mondo completamente diverso, trovando attorno a sé una grande solitudine. E da questo brano, che prende spunto da esperimenti nucleari, è facile passare a “November train” che racconta un episodio di vita vissuta, quando il nostro Bassi ha pensato bene di andare nei pressi della centrale atomica di Fukushima per far risuonare le note del suo contrabbasso. E da quel treno deserto, in cammino in una landa desolata di Fukushima, si passa poi a “NYC subway love song” che ci racconta il facile innamoramento di Giuseppe Bassi nei confronti di donne sconosciute incontrate sul treno della metropolitana newyorkese. Bassi ha lungamente soggiornato a New York, dove è anche ambientato un altro brano: “Those almond eyes”, dedicato ad una cassiera del supermercato.

Il brano “Another sun”, che la vocalist Nurja ha voluto dedicare a se stessa, vuol essere un inno ad una nuova rinascita, perché dopo ogni temporale c’è sempre un cielo sereno.
Un’altra bella dedica (Send a sign) è stata alla signora Carla, presente in sala. Carla è stata la moglie di “Mandrake”, pseudonimo di Ivanir do Nascimento, cantante e percussionista nato in Brasile ma naturalizzato italiano, attivo in Italia dall’inizio degli anni ‘60 fino al suo decesso, nel 1988, Cugino di Pelé, collabora per anni con musicisti italiani, cantanti e direttori di orchestra: fra gli altri, ricordiamo Toni Esposito, il Perigeo, Irio De Paula, Ornella Vanoni, Francesco Guccini. Il nostro Giuseppe Bassi ci ha raccontato come, sempre durante il lockdown, il solo ascolto di un CD di Mandrake ha avuto l’effetto di allontanare l’apatia in cui era caduto a seguito della pandemia, riprendendo a suonare il contrabbasso.

Tutti i brani proposti sono composizioni originali di Giuseppe Bassi, ad eccezione di “By your side”, composta dalla cantante Joanna Teaters, e l’ultimo brano del concerto, un inarrestabile “PEG”, composizione di Donald Fagen che è stato, insieme a Walter Becker, co-fondatore del gruppo americano Steely Dan. Un brano di una potenza straordinaria. E per placare gli animi, per il doveroso bis è stato proposto un brano romantico scritto da Burt Bacharach, “What the world needs now”. Ciò di cui il mondo ha bisogno adesso è amore, scritta nel 1965, voleva essere un inno contro la guerra in Vietnam.

In conclusione, una bellissima serata. La cosa particolare è quella che nonostante questi brani siano stati scritti in un periodo particolarmente difficile per tutti i musicisti, hanno davvero dato l’impressione di una volontà di rinascita dopo la pandemia. Tutti i musicisti sono stati eccellenti. I due sassofoni si sono alternati nei vari brani. Solo in poche occasioni abbiamo avuto il piacere di ascoltarli insieme, ma hanno espresso al meglio le loro singole caratteristiche. Bellissima e calda la voce di Nurja, che con il suo timbro molto personale è riuscita sempre ad esprimere il sentimento di ogni singolo brano. Le tastiere di Vinci hanno creato un’atmosfera estremamente particolare, mentre il drumming di Porro davvero è stato instancabile.

In tutto questo, Giuseppe Bassi in alcuni momenti ha dato l’impressione di abbandonare qualsiasi remora, regalandoci assoli straordinari sia al contrabbasso che al basso elettrico. In serate come queste, quando tutto fila liscio, dobbiamo essere soddisfatti della professionalità dei nostri musicisti. E il Duke Jazz Club si conferma il luogo ideale per ascoltarli.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro