Michele Sinisi reinventa il classico: il ‘Tartufo’ di Molière tra modernità ed ambiguità

Michele Sinisi, drammaturgo, attore e regista, porta in scena una sua personale rielaborazione di Tartufo, tratto dalla celebre commedia di Molière. La produzione, firmata da Elsinor Centro di Produzione Teatrale, vede in scena un cast titolato composto da Stefano Braschi, Gianni D’Addario, Sara Drago, Marisa Grimaldo, Donato Paternoster, Bianca Ponzio, Marco Ripoldi, Michele Sinisi e Adele Tirante.

Lo spettacolo sarà rappresentato il 30 gennaio al Teatro Vignola di Polignano a Mare (ore 21) e il 31 gennaio al Teatro Comunale di Novoli (ore 20.45), nell’ambito delle stagioni teatrali dei Comuni organizzate in collaborazione con Puglia Culture.

Sinisi si misura ancora una volta con un classico, esplorando i molteplici strati di una commedia che, sotto una superficie farsesca, cela un lato oscuro. Tartufo viene reinterpretato, attualizzato e contaminato, donando al testo un’energia contemporanea e un ritmo incalzante che trascina lo spettatore verso un finale sorprendente. Qui, un rex ex machina risolverà le tensioni familiari, garantendo – seppur con un retrogusto amaro – un lieto fine.

Chi è Tartufo?
È un truffatore o un eroe? Un attore o un politico? Un prete o un guaritore? È un sant’uomo, come crede Orgone, padrone di casa, o un impostore, come sospetta il resto della famiglia? Oppure è un mistificatore, capace di smascherare le ipocrisie altrui?

L’ingresso di Tartufo, nel terzo atto, è carico di suspense: una presenza enigmatica che interrompe la commedia e cattura ogni attenzione. Lo spazio del palcoscenico sembra dilatarsi per accogliere il mistero di questo personaggio, di cui si è parlato tanto ma che nessuno aveva ancora visto. Forse Tartufo incarna il male nella sua essenza più profonda, ultima e corrotta. Nato come satira della borghesia del Seicento, è oggi un simbolo senza tempo, il truffatore per eccellenza, sempre attuale.

Note di regia
“Tartufo potrebbe essere chiunque. Anche noi teatranti, quando smettiamo di riflettere sulla complessità della vita e ci rifugiamo in menzogne e illusioni. Rappresenta chi affascina con le parole, approfittandosi di chi non ha strumenti per svelarne l’ambiguità.

In questa versione, il testo è stato vivisezionato e rimontato, rispettando l’originale fino al quarto atto, in cui avviene lo smascheramento del protagonista. Il quinto atto, scritto da Molière per omaggiare il potere reale, esplode in una rappresentazione della magnificenza del re che risolve ogni cosa. Ma su questo io sospendo il giudizio.

Ho cercato un equilibrio tra le ossessioni di Orgone, completamente accecato dalla falsa rettitudine di Tartufo, e il desiderio di cambiamento degli altri personaggi, consapevoli di avere di fronte un impostore. È un gioco eterno tra vecchio e nuovo, tra paure e fantasmi che si ripetono.

La scena, ideata da Federico Biancalani, è costruita come un ring illuminato: uno spazio che amplifica il conflitto di una famiglia ormai al limite della frustrazione. Sul fondo, un muro immobile, riflesso da un tappeto, si avvicina al proscenio fino a comprimere il dramma sotto gli occhi del pubblico. Quando la situazione esploderà, il muro si aprirà, rivelando la luminosità dorata della reggia di Versailles e del re.”

Per maggiori informazioni: www.pugliaculture.it

Daniele Milillo

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.