Il Coro del Teatro Petruzzelli, impeccabilmente diretto dal “suo” Maestro Fabrizio Cassi, realizza una magistrale interpretazione della Liturgia di San Giovanni Crisostomo per coro misto a cappella op.41 di Pëtr Il’ič Čajkovskij

La musica è il più bel dono del cielo, la più alta benedizione elargita all’umanità errante nelle tenebre. Essa sola illumina, riconcilia, placa. Non è fuscello di paglia cui sia vano aggrapparsi. La musica è un caro amico, un protettore, un consolatore; per amor suo, vale la pena di vivere. Forse non c’è musica in cielo. Viviamo dunque sulla terra finché è concesso.” (Pëtr Il’ič Čajkovskij)

Gli accadimenti cui – ormai – siamo stati abituati attinenti l’epoca storica, dominata dal terrore e dalla follia, che ci è dato in sorte di vivere, talvolta paiono sortiti dalle più brillanti ed intricate pagine del teatro dell’assurdo, episodi che sarebbero tacciabili di ridicolo se non fossimo tutti coscienti della tragicità del momento. Ad esempio, non è possibile, a mio modesto parere, non restare increduli di fronte alla notizia dei giorni scorsi che ha visto il Corpo di danza del National Opera of Ukraine vedersi costretto ad annullare, a seguito di un diktat del Ministro della Cultura di Kiev, la messa in scena, organizzata a scopo benefico, con l’intento di devolvere l’intero incasso a sostegno del popolo ucraino, dal Teatro di Lonigo, in provincia di Vicenza, del Lago dei Cigni del russo Čajkovskij, sostituendolo con la più rassicurante Giselle del francese Adolphe-Charles Adam.

Fosse solo per aver manifestato apertamente, nei giorni immediatamente successivi all’apertura dell’orrendo conflitto russo/ucraino, la propria idea Politica in merito senza aver mai dato seguito al malsano ed incomprensibile embargo culturale nei confronti dei compositori russi, andrebbe apertamente lodata la Fondazione del Teatro Petruzzelli, dichiarazione che appare oggi ancor più chiara con la scelta di far eseguire al Coro del Teatro, nell’ambito della annuale Stagione Concertistica e nei giorni che precedevano questa anomala Santa Pasqua 2022, la Liturgia di San Giovanni Crisostomo per coro misto a cappella op.41, composta proprio da Pëtr Il’ič Čajkovskij.

Il cuore intona un cantico, e ci si abbandona al suo incantamento”, scriveva il musicista tentando di spiegare i motivi che lo avevano spinto ad affrontare la prova di mettere in musica la liturgia divina più celebrata nel rito bizantino, la cosiddetta “messa ortodossa”, operazione che affrontò ripromettendosi di restare fedele alla tradizione, e quindi all’impianto formale, alla successione dei testi e alle caratteristiche peculiari della melodia liturgica, pur apportandovi alcune sostanziali personalizzazioni, rispondendo a quell’afflato tardo-romantico di cui aveva imbastito i suoi maggiori capolavori sinfonici, concertistici e finanche nel balletto.

La prima esecuzione dell’opera si tenne il 18 dicembre 1880 a Mosca e fu salutata trionfalmente come vero esempio di musica sacra moderna pervasa di devozione religiosa, al punto che lo stesso compositore sentenziò che “il coro cantò in modo splendido ed io vissi uno dei momenti più felici della mia carriera d’artista e tutti i presenti si mostravano non meno soddisfatti di me”. Ebbene, certamente il medesimo entusiastico commento può essere indirizzato alla magnifica esecuzione del Coro del Teatro Petruzzelli, impeccabilmente diretto dal Maestro Fabrizio Cassi e perfetto in ognuno dei suoi tanti componenti, che insieme, come fossero un sol uomo, ci hanno concesso di essere testimoni di un’interpretazione che di sicuro assurgerà e resterà a lungo lettura di riferimento della non facile pagina cajkovskijana, avendo avuto la capacità di evidenziare non solo le combinazioni stilistiche e le inedite armonizzazioni dell’autore, ma anche e soprattutto di sottolinearne tutti gli innumerevoli toni, da quelli più ardenti e solenni a quelli più pacati e sommessi, restituendoci l’immagine perfetta dei sussulti di uno spirito inquieto in cerca di un approdo sicuro per la sua arte, per la sua esistenza e per la sua anima.

E quando Cassi fa cantare al “suo” Coro “Oh Signore, tu che benedici quelli che ti benedicono, e santifichi coloro che confidano in Te, salva il tuo popolo e benedici la tua eredità, …, santifica coloro che amano il decoro della tua casa …, e non abbandonare noi che speriamo in te, dona la pace al mondo che è tuo, …, poiché ogni grazia buona e ogni dono perfetto viene dall’alto, scendendo da Te, Padre dei lumi”, il pensiero non può non correre al ricordato dramma che si sta consumando a pochi chilometri dalle nostre terre, lì dove ancora il fratello uccide il fratello, e l’emozione del Politeama si fa palpabile, prima di reputare la giusta ovazione all’ensemble, “costretto” da tanto fervore anche a concedere un inaspettato quanto gradito bis.

Pasquale Attolico
Foto di Clarissa Lapolla photography
per gentile concessione dell’autrice
e della Fondazione Teatro Petruzzell
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