La Stagione Lirica della Fondazione Petruzzelli mette in scena “Werther” di Jules Massenet, con la regia di Stefano Vizioli, che segna il ritorno a Bari del Maestro Giampaolo Bisanti

E’ tutto pronto per un’altra tappa della Stagione Lirica della Fondazione Teatro Petruzzelli: martedì 19 aprile 2022 alle ore 20.30 (repliche mercoledì 20 e giovedì 21 aprile alle 20.30, sabato 23 aprile e domenica 24 aprile alle 18.00) andrà in scena “Werther” di Jules Massenet, il dramma lirico in quattro atti, su libretto di Édouard Blau, Paul Milliet, Georges Hartmann, tratto da “I dolori del giovane Werther” di Johann Wolfgang von Goethe, del 1774, che fu rappresentato per la prima volta all’Hofoperntheater di Vienna il 16 febbraio del 1892, nell’elegante ed affascinante allestimento scenico di Opera Lombardia, per la regia di Stefano Vizioli e la direzione del Maestro Giampaolo Bisanti, che torna nella “sua” Bari per la prima volta dopo l’avvicendamento alla guida artistica del Politeama.
Le scene sono di Emanuele Sinisi, i costumi di Anna Maria Heinreich, il disegno luci di Vincenzo Raponi mentre i video sono a cura di Imaginarium creative studio. Il Coro di Voci Bianche Vox Juvenes è affidato, come sempre, a Emanuela Aymone.

Dice il regista Vizioli: “Quando mi hanno chiesto di scrivere le note di regia per Werther sono sparite dal vocabolario usuale le parole visione, concezione, interpretazione, un’afasia lessicale mi ha contagiato davanti al foglio bianco, mentre le domande interiori erano invece altre: riusciremo a farlo? ritorneremo davvero a lavorare dal vivo? e la scena del bacio? e il bacio negato e restituito del terzo atto? e i bimbi che giocano? insomma come posso concepire una regia in periodo Covid? E se mi ammalassi durante le prove? Chi conosce un po’ la mia storia registica sa quanto sia fondamentale il contatto fisico, quanto il linguaggio del corpo sia veicolo d’espressione del canto, quanto sia necessario che l’interprete consideri il proprio il corpo come il migliore amico, e non l’ostacolo che porta alla letale affermazione «devo cantare quindi non posso muovermi», ancora troppe volte ripetuta in sede di prove.
Werther è un’opera da me frequentata in verde età nel ruolo di assistente in uno straordinario spettacolo parigino con Alfredo Kraus e Lucia Valentini Terrani diretto da Georges Prêtre, ma essendo anche un appassionato di Goethe vivo la classica contraddizione di chi affronta una musica francese spalmata su di un testo romantico tedesco: l’antieroe outsider, contradditorio, il suo rapporto con la natura, la pittura, le donne, l’amicizia, con la solitudine e la morte. Come tutto ciò è stato poi tradotto in musica da Massenet? Quanto i succhi rivoluzionari e filosofici del carattere tedesco sono stati ammorbiditi nella partitura e in sostanza come è stato trattato in musica questo paradigma dell’amore infelice e romantico? Massenet nella sua partitura avvolgente e velenosa include baci e finali consolatori, adolescenti pruriginose ma intuitive e complici, qualche vecchio ubriaco per sparpagliare delle piccole perle di umorismo in un romanzetto d’amore piuttosto infelice. Poi ci sono le fonti originali: quel biglietto di Karl Wilhelm Jerusalem ancora conservato a Weimar, dove vengono richieste «le pistole per un lungo viaggio» non solleticano l’aspetto voyeuristico, un morboso desiderio di saperne di più? E Lotte Buff la protagonista dell’immaginario – ma non tanto – romanzo Lotte a Weimar di Mann chi era veramente?

Con Emanuele Sinisi abbiamo immaginato sul fondo della scena un grande foglio bianco accartocciato in alto da una mano nervosa, un foglio che talvolta accoglie parole che si compongono e scompongono, macchiate da un inchiostro che cola, diventando lagrima o sangue. Un tentativo scenografico di rapportarsi allo stile epistolare della fonte letteraria originale tedesca, con poca attrezzeria e la forza suggestiva del gesto, un gesto “da periodo Covid”, sperabilmente coerente con la verità dei sentimenti che provano i personaggi.
Il lavoro con il gruppo Imaginarium completa con immagini evocative in movimento alcuni punti topici della partitura, mentre lo stile asciutto e tratteggiato caratterizza i costumi d’epoca evocati da Anna Maria Heinreich. Con tutti i limiti imposti da questo mortificante periodo non so davvero cosa verrà fuori, quanta frustrazione, o quale improvvisa fortunata soluzione alternativa. Raccogliamo dunque la sfida: è proprio nella difficoltà che vanno colte opportunità e soluzioni meno prevedibili ma spero stimolanti e altrettanto poetiche, anche se ho scritto delle note di regia piene di domande e con assai poche risposte.

A dar vita all’Opera Ketevan Kemoklidze (Charlotte 19, 21, 24 aprile), Caterina Dellaere (Charlotte 20, 23 aprile), Sara Rossini (Sophie 19, 21, 24 aprile), Veronica Granatiero (Sophie 20, 23 aprile), Francesco Demuro (Werther 19, 21, 24 aprile), Valerio Borgioni (Werther 20, 23 aprile),Biagio Pizzuti (Albert 19, 21, 24 aprile), Pierluigi Dilengite (Albert 20, 23 aprile), Francesco Verna (Le Bailli), Valentino Buzza (Schmidt), Stefano Marchisio (Johann), Carmine Giordano (Bruhlmann), Angelica Disanto (Katchen).

I biglietti per tutti gli spettacoli in programma fino al mese di giugno sono in vendita al botteghino del Teatro Petruzzelli, dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 e la domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 16:30 alle 19:00, e su www.vivaticket.it.
Per gruppi composti da un minimo di 15 persone è possibile effettuare una prenotazione scrivendo all’indirizzo prenotazionegruppi@fondazionepetruzzelli.it
E-mail: botteghino@fondazionepetruzzelli.it
Telefono: 080.9752810

Foto di Clarissa Lapolla

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