Giunto alla terza edizione, il “Premio Rota”, organizzato dalla cooperativa A/Herostrato, col patrocinio del Comune di Bari e della Regione Puglia, nell’ambito della “Festa del Mare 2021”, si propone di “essere un riconoscimento per le migliori colonne sonore del cinema italiano, per le migliori musiche per la fiction e per le migliori musiche per video giochi”, in simbiosi con la concezione stessa della musica che animava Nino Rota.
Nella serata del 4 settembre, presentata dal critico musicale Alceste Ayroldi, il Teatro Piccinni, che, grazie ad un meteo beffardo, è stato scelto come location dell’evento in luogo della Piazza di Torre a Mare, luogo in cui il grande Maestro scelse di vivere, si è dapprima riempito delle due vite straordinarie del grande Pino Donaggio, la cui biografia di prossima pubblicazione, scritta a quattro mani con Anton Giulio Mancino, “Come Sinfonia” (Baldini + Castoldi 2021), è stata presentata in anteprima al “Premio Rota”.
Due vite, si diceva: quella del cantautore, autore tra le altre di “Io che non vivo” (cantata a menadito da tre generazioni di pubblico del Piccinni) e “Come sinfonia”, e quella del compositore cinematografico, con più di 200 titoli di film e telefilm musicati, in primis per Brian de Palma (è il suo incontro col grande regista italo/americano a costituire la centralità della vicenda), ma anche per Liliana Cavani, fino a Terence Hill e Tinto Brass.
I contributi diventano molti più se consideriamo suoi brani singoli inseriti in centinaia di altri film; aneddoti che valgono un destino, il ritratto di un’Italia che, raccogliendo idealmente il testimone proprio di Nino Rota, dalla tradizione operistica e sinfonica provava a convertirsi al rock and roll, la storia di Donaggio si lascia raccontare con simpatia e ispirazione, per tutti coloro che intendono riconoscere i momenti che valgono un’intera esistenza.
Dopo la premiazione di Pino Donaggio, per mano del Sindaco di Bari Antonio Decaro, la serata è proseguita con un concerto di pianoforte solista della pianista e compositrice trentina Isabella Turso. I temi sono quelli delle hit di Donaggio e quelli dei grandi film da lui musicati, ricomposti a generare nuovi temi, e chissà, nuove colonne sonore. Sul grande schermo scorrono le immagini che, assieme alla musica, hanno reso celebri i film: dal John Travolta di “Blow Out” all’accoppiata Troisi/Benigni e a una brassiana “Monella” in bicicletta, fino ai contrasti tra le due “Carrie” e “Chucky, la bambola assassina“.
Sempre alle colonne sonore horror, ma a firma di Dario Argento, deve le sue maggiori fortune Claudio Simonetti, secondo grande ospite della serata, che riceve il Premio Rota dalle mani dell’Assessora alle Culture del Comune di Bari, Ines Pierucci. Simonetti sale sul palco con la “sua” formazione dei Goblin, che annovera Daniele Amador alla chitarra, Cecilia Nappo al basso e Federico Marangoni alla batteria, risultato di decenni di liti ed avvicendamenti con gli altri componenti storici della band, tra cui Agostino Marangolo, Fabio Pignatelli e Massimo Morante.
Spinti dal suono corposo, ricco di synth pop, elettronica, post punk, prog, new wave e goth rock, i suoni delle colonne sonore e del nuovo album si accompagnano a fotogrammi anche ben crudi, provenienti dai relativi film, e a pattern di
elettronica vintage, riempiendo il Teatro Piccinni di luci e atmosfere inconsuete. Non solo, tra le gemme si annoverano tributi ai Canned Heat e a Enrico Simonetti, padre di Claudio, anch’egli grande musicista di primaria caratura, e al contributo dato dallo stesso agli sceneggiati Rai degli anni Sessanta, rappresentante, assieme a Lelio Luttazzi, con cui ha anche spesso duettato, di una generazione di indubbi successi per l’Italia e per il suo modo di fare e diffondere musica.
Chissà che l’onda innescata dai Måneskin, insieme alla ventata di orgoglio sportivo nazionale, non riporti anche l’Italia della musica sulla vetta degli standard mondiali.
Beatrice Zippo